Come cambiano le agevolazioni per le startup? Intervista a Luca Carabetta

 

Luca Carabetta (M5S) - pagina FacebookDagli incentivi previsti dalla proposta di legge Centemero al public procurement, sono molteplici le potenzialità che caratterizzano l'ecosistema delle startup. Ne abbiamo parlato con Luca Carabetta, Advisor - Innovation and Digital Transformation ed ex deputato 5 Stelle.

Startup, cosa prevede la proposta di legge Centemero

In questa intervista abbiamo chiesto a Luca Carabetta di raccontarci il senso della proposta di legge Centemero e le sue previsioni sulle prospettive di crescita futura per le nuove realtà imprenditoriali in Italia.

Considerando l'attuale paradigma normativo che regola l'ecosistema delle startup, secondo lei in che direzione va la proposta di legge 107?  

Questa proposta di legge riprende un lavoro fatto nella passata legislatura quando fu incardinata in Commissione attività produttive della Camera la proposta di legge Mor di Italia Viva. Era un provvedimento composto da una quindicina di articoli e fu associato ad una vecchia proposta Centemero e a quella Porchietto. A proposito dell'iter, la pdl Mor arrivò ad un testo unificato, ma non fu mai approvata sia per questione di tempi sia per i costi - dato che nella sua prima versione prevedeva una spesa di 3 miliardi di euro all’anno e non c’erano coperture sufficienti. 

La nuova proposta di legge Centemero, frutto di una selezione della vecchia pdl Mor, nel settore startup verte su un argomento che è sempre stato condiviso dalle forze politiche, ossia gli incentivi, il che ha senso dato che i numeri dimostrano la rilevanza della politica incentivante in startup. 

Quali sono pro e contro della proposta di legge Centemero?

Al netto della parte incentivi che è fondamentale, c’è un tema di riordino e di pezzi mancanti nella normativa

Sarà ripresentata a breve una mia vecchia proposta di legge, presentata due anni fa, che si occupava del riordino della disciplina degli incentivi. Questo perché, man mano che siamo andati avanti negli anni, ci sono stati strati e sovrastrati normativi attorno alla politica degli incentivi e ci sono state delle cose dimenticate. Ad esempio, ad oggi le holding di investimento non sono incluse o hanno difficoltà implementative sul fronte incentivi per gli investimenti. 

Per questioni di lavoro parlamentare, è meglio fare delle proposte mirate. Anche la proposta Mor iniziale nasceva molto eterogenea, poi dopo diverse interlocuzioni fatte con i ministeri si è scelto di restringere il campo di applicazione. 

Il suggerimento di cui l'On. Centemero ha fatto tesoro è proprio quello di concentrarsi solo sulla parte incentivante, poiché è controproducente lavorare più ad ampio spettro. Non conviene fare una proposta di legge parlamentare sul modello "Startup Act", perché è molto difficile che venga approvata, diverso è se lo stesso meccanismo venisse messo a terra direttamente dal Governo con un decreto legge. 

Concludendo, l'On. Centemero ha fatto bene a limitare il raggio d’azione della proposta di legge, ma questa non risolve tutte le criticità. È un tassello di un ecosistema più grande che riguarda diverse difficoltà che oggi le startup si trovano ad affrontare. 

Oltre al riordino degli incentivi ci sono anche altri temi da considerare. Cosa può esserci ancora da mettere in campo?

Sono principalmente tre gli asset principali da tener presente:

1. Investitori istituzionali per alimentare il mercato. Sul fronte investimenti, l'Italia rispetto agli altri Paesi europei ha un trend molto forte sugli investitori istituzionali. Dai fondi pensione alle casse di previdenza, ma anche le assicurazioni e le fondazioni bancarie, si tratta di un mondo che ad oggi non è molto esposto sul fronte degli investimenti in startup.

Ci sono stati interventi in passato, ma bisognerebbe fare un’azione di sistema - più politica che normativa - per coinvolgere questi operatori e portare quei capitali nel mondo startup. Questo è uno dei principi presenti nella proposta di legge Mor prima, ma che non si esaurisce solo a livello normativo senza un forte coinvolgimento politico. 

2. Attrazione di investimenti dall’estero e di talenti dall’estero. Abbiamo approvato più di un anno fa la norma istitutiva del visto per nomadi digitali, norma che non è mai stata implementata. La proposta ha riscosso un forte interesse da tutto il mondo, finendo sul Financial Times. Al momento da più di un anno manca la procedura attuativa per uno di quegli elementi che potrebbe rendere l’Italia un paese più competitivo e la prima meta turistica al mondo per i nomadi digitali che portano competenze, capitali e network. 

Nel tempo abbiamo costruito tutto attorno alla Digital Nomads VISA sin dal principio: prima le audizioni, poi abbiamo presentato la proposta di legge, presentato e approvato gli emendamenti, nel decreto Sostegni ter abbiamo iniziato le interlocuzioni col Governo, ma l’iter si è poi interrotto. 

3. Procurement. Quanto del PNRR oggi va alle startup? Verosimilmente molto poco. Questo perché c’è un tema di procurement pubblico per cui, nei bandi e in generale nelle condizioni di lavoro previste dalla PA, le startup non possono o non voglio lavorare per la pubblica amministrazione. Invece, la PA avrebbe tutto il vantaggio a collaborare con le società innovative nello sviluppo di prodotti e servizi. 

Uno spunto interessante, guardando al PNRR, potrebbe essere quello di lavorare sui Comuni. Il livello di innovazione degli enti locali potrebbe aumentare anche con il coinvolgimento di startup e PMI innovative. Non è facile, considerando le norme vigenti come il Codice appalti e la generale sfiducia da parte delle aziende innovative nei confronti della PA per le regole di ingaggio e i tempi di pagamento. In ogni caso, questo binomio startup-PA rappresenterebbe un sistema win-win perché in questo modo le startup avrebbero modo di lavorare e le pubbliche amministrazioni riceverebbero un servizio di qualità più innovativo rispetto ad un fornitore tradizionale. 

Questi sono solo alcuni punti in più che, al netto della parte incentivante che ha sempre una certa rilevanza, spingono a riflettere sulla necessità di avere una visione più ecosistemica nei confronti del tema 'startup' a trecentosessanta gradi.

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