CNR, progetti d’avanguardia per la Digital Transformation

 

Digital Transformation - Photo credit: Maurice Mikkers Published by: Photodispatch.nlIl Consiglio nazionale delle ricerche ha scaldato i motori da tempo per non perdere le opportunità offerte dal prossimo bilancio UE, in particolare per il settore digitale. E si prepara a presentare con una serie di progetti d'avanguardia per Intelligenza artificiale, Cybersecurity e Smart Cities, annuncia Emilio Fortunato Campana, direttore del dipartimento Ingegneria, Ict e Tecnologie per l’energia e i trasporti (Diiet) del CNR. 

I fondi europei per la trasformazione digitale

Come si sta preparando il CNR alla programmazione 2021-2027? Avete avanzato proposte o richieste particolari a Bruxelles? 

Il CNR è presente nelle infrastrutture europee per quanto riguarda il tema della digitalizzazione e delle tecnologie digitali partecipando a Flagship, guidando alcuni di essi, essendo presente nei board europei per la discussione delle agende che lanceranno Horizon Europe.

Il CNR ha scaldato i motori da tempo. In particolare, il settore ICT, che è una parte molto forte del mio dipartimento, conta centinaia di ricercatori che lavorano su temi che vanno dall’Intelligenza Artificiale al Machine Learning, dall’Internet delle cose alla Cybersecurity.

Per fare un esempio di come il CNR si sta preparando a lanciare progetti strategici che servono a costituire la base per fare poi proposte nell’ambito di Horizon Europe, il 10 dicembre lanceremo a Roma dei laboratori virtuali per creare altrettanti progetti strategici.

Due di questi laboratori sono direttamente collegati con il mondo delle tecnologie digitali.

Quello sull’Intelligenza artificiale, che nasce a valle dell’Osservatorio del CNR sull’IA e lo trasforma in un laboratorio virtuale, mettendo quindi insieme 100 ricercatori per capire qual è il futuro sul tema dell’Intelligenza Artificiale e progettare un’idea strategica per i prossimi 10 anni.

Un altro laboratorio virtuale sarà quello di Cybersecurity: esiste e sta già lavorando per mettere a punto un think tank e riuscire ad avere un’idea strategica che caratterizzi il CNR e il nostro Paese.

C’è poi un altro laboratorio virtuale, connesso alle tecnologie digitali, che si chiama Urban Intelligence. L’idea è quella di sviluppare il concetto di gemelli digitali, ad oggi abbastanza diffuso nei settori industriali, applicandolo alla città.

Si tratta quindi di studiare i sistemi della città come se fossero sistemi che possono essere simulati tramite l’intelligenza artificiale, la sensoristica e con l’uso dell’IoT. I sensori possono dare informazioni su come sono strutturate le città, su come rispondono a eventi, a situazioni di gestione normale o anormale, e possono costruire un simulatore complessivo della città. Nasce così un gemello digitale della città che si sviluppa ed evolve come la città stessa e ne aiuta la gestione o la pianificazione in caso di nuovi insediamenti.

Un altro laboratorio riguarda la Blue Growth e il progetto strategico che lanceremo si chiamerà “Digital Ocean”: l’idea di base è che le tecnologie digitali possono avere un impatto importantissimo sullo studio del mare, della sua sostenibilità e della Blue Economy.

Si tratta di idee estremamente avanzate, cui stiamo già lavorando.

Quale ruolo assume il CNR rispetto alla Pubblica amministrazione e alle imprese nell'ambito della trasformazione digitale?

Il CNR ha con la Pubblica amministrazione un rapporto privilegiato. Che si tratti del registro sanitario o della digitalizzazione dei settori delle amministrazioni centrali dello Stato, il CNR è uno dei partner di ricerca principali - a volte il principale - della PA. Poi ci sono partner industriali, che si occupano dello sviluppo in termini operativi del prodotto.

A noi viene costantemente chiesto il supporto per l’informatizzazione e la digitalizzazione delle attività. Due esempi concreti.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha lanciato una campagna di messa in sicurezza degli edifici scolastici nazionali. Si tratta di un progetto che il CNR sta sviluppando con il MIUR, insieme all’Agenzia Spaziale Italiana e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, mettendo a disposizione una serie di conoscenze del patrimonio immobiliare: dalla piattaforma informatica che raccoglierà tutte le informazioni sugli edifici scolastici, all’osservazione satellitare - che collezionerà informazioni sulla velocità di deformazione del suolo - alle informazioni che arriveranno dalla sensoristica, che grazie al CNR verrà installata negli edifici scolastici per avere un monitoraggio continuo di un numero importante di scuole.

Lo stesso tipo di progetto lo stiamo portando avanti con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per lavorare su ponti, viadotti, gallerie e dighe. Tutto questo patrimonio infrastrutturale è da controllare e mettere in sicurezza. 

Che risultati avete ottenuto nella programmazione 2014-2020, e in particolare nell'ambito del programma Horizon 2020? Come giudica la performance del CNR?

La performance in termini di partecipazione è estremamente positiva, sia per quanto riguarda i progetti coordinati che la partecipazione ai progetti, ma anche in termini di grant vinti. Il CNR è l’ente che performa di più in termini assoluti nel panorama italiano.

Dobbiamo continuare a migliorare, dobbiamo crescere ancora di più in Europa. Nei settori dell’ingegneria andiamo molto bene, anche in confronto agli altri Paesi. Non in tutti gli ambiti riusciamo a performare, ma c’è un impegno collettivo in tal senso.

I laboratori virtuali vogliono essere interdipartimentali, e ciò vuol dire far crescere le performance di tutti, abituando i nostri ricercatori a lavorare insieme. La multidisciplinarietà è il tratto distintivo del CNR e il nostro punto di forza. 

Alla luce di queste performance, ritiene che il sistema della ricerca italiano abbia i numeri per competere in Europa?

Alcuni politici accusano il CNR di essere elefantiaco, ma è composto di circa 9mila persone. Se si confronta con gli equivalenti europei non c’è paragone. 

In Germania, il Fraunhofer-Gesellschaft si occupa solo di ingegneria ed è fatto di 20mila ricercatori; il Max Planck - che si occupa di fisica di base - ne conta 10mila. Il Centre national de la recherche scientifique in Francia è tre volte il CNR. 

Le grandi nazioni sono attrezzate con Enti di ricerca che sono il doppio o il triplo del CNR. 

Non possiamo quindi essere accusati di essere elefantiaci, anzi semmai siamo un pattino e facciamo finta di essere una corazzata. Ma è un compito non facile, che richiede grande impegno.

Nella bozza di Manovra è prevista l’istituzione di un’agenzia nazionale per la ricerca? Cosa ne pensa e come crede dovrebbe svilupparsi?

Sempre per fare un confronto: in altri Paesi europei, come Francia e Germania, esistono agenzie nazionali per la ricerca, quindi non è un modello sbagliato in assoluto, anzi si tratta di un modello importante.  

E’ fondamentale però capire come viene costruito, con quali finanziamenti e con quale capacità di gestione. E’ vero che il nostro Paese ha bisogno di un coordinamento sulla distribuzione dei fondi, ma è anche vero che spesso abbiamo la capacità di non utilizzare al meglio i finanziamenti. 

L’agenzia nazionale per la ricerca dev’essere fatta da persone che conoscono bene il sistema pubblico e quello europeo della ricerca, non devono esserci dei gestori, non ci servono manager. 

Manovra - le misure per sostenere la ricerca in Italia

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