Corte Conti UE – Politica coesione poco attenta ai risultati

 

Photo credit: Corte dei Conti europeaSecondo una relazione della Corte dei Conti europea la Politica di coesione si concentra più sulla spesa dei fondi UE che sui risultati. Così, avverte la Corte, non vi è garanzia che siano stati finanziati i progetti migliori.

La proposta della Commissione per la Politica di Coesione post 2020

Le procedure di selezione dei progetti nell’ambito della Politica di coesione continuano ad essere improntate alle realizzazioni e alla spesa piuttosto che ai risultati, nonostante da tempo sia stata espressa l’intenzione di migliorare tale situazione. E' la posizione espressa in una relazione della Corte dei Conti europea, secondo cui le carenze nel monitoraggio rendono difficile valutare in quale misura i finanziamenti UE abbiano contribuito al raggiungimento degli obiettivi dell’Unione e degli Stati membri.

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I fondi UE rischiano di non andare ai progetti migliori

Durante il periodo 2014-2020, nell’ambito della Politica di coesione l’UE ha reso disponibili quasi 350 miliardi di euro per sostenere la creazione di posti di lavoro, la competitività delle imprese, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della qualità di vita negli Stati membri.

In precedenti relazioni, la Corte ha accolto con favore le misure della Commissione europea miranti ad accrescere la focalizzazione sui risultati. Tuttavia, ha anche evidenziato gravi debolezze nell’efficacia e nel monitoraggio delle misure.

Con la nuova relazione, la Corte ha esaminato progetti di sette programmi attuati in quattro Stati membri: Repubblica ceca, Francia, Italia e Finlandia e “sebbene la concezione dei programmi della Politica di coesione sia al momento maggiormente orientata ai risultati, con una logica d’intervento più forte e un’ampia serie di indicatori, la Corte ha constatato che nel complesso la selezione dei progetti non è sufficientemente orientata ai risultati e che il monitoraggio continua a essere principalmente orientato alle realizzazioni”, ha affermato Ladislav Balko, membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione.

Secondo la Corte, i potenziali beneficiari erano ben informati ed era stata loro fornita assistenza adeguata per accedere al finanziamento dell’UE. Le procedure esaminate dalla Corte erano concepite in modo da favorire la selezione di progetti pertinenti agli obiettivi dei programmi, ma i criteri di selezione richiedevano raramente ai proponenti di definire indicatori di risultato quantificati a livello di progetto.

Ciò rende difficile valutare se i progetti abbiano raggiunto i risultati attesi. Inoltre, per la maggior parte dei progetti la selezione è avvenuta in base al criterio “primo arrivato, primo servito”, piuttosto che con l’attribuzione di un punteggio e la creazione di una graduatoria delle proposte di progetto. Di conseguenza, non vi è alcuna garanzia che siano stati finanziati i progetti migliori.

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Carenze nei sistemi di monitoraggio

La Corte ha constatato che i sistemi di monitoraggio erano divenuti operativi solo in una fase avanzata, principalmente a causa di ritardi nell’adozione del quadro normativo a livello UE, e che in alcuni dei sistemi informatici utilizzati persistono debolezze che mettono a rischio l’affidabilità dei dati di monitoraggio prodotti.

Le informazioni di monitoraggio, in ogni caso, sono ancora perlopiù orientate alle realizzazioni: le relazioni della Commissione illustrano i progressi compiuti per le realizzazioni e per la spesa, ma vi sono solo limitate informazioni sui risultati effettivamente raggiunti.

Nel 2019 la Commissione europea effettuerà una verifica di quanto conseguito dai programmi, al fine di sbloccare la riserva di performance, un importo accantonato all’inizio del periodo per ciascun programma, sulla base dei dati raccolti da questi sistemi di monitoraggio. In assenza di sistemi che funzionino in maniera adeguata, avverte però la Corte, la Commissione potrebbe avere difficoltà ad effettuare una verifica sensata.

Le raccomandazioni della Corte

Alla luce di queste osservazioni, il documento presenta anche una serie di raccomandazioni a Commissione e Paesi UE.

Nello specifico:

  • gli Stati membri dovrebbero effettuare un raffronto tra le domande di finanziamento dei progetti, obbligare i beneficiari a definire almeno un vero indicatore di risultato per ciascun progetto e valutare i risultati attesi e gli indicatori per le domande;
  • la Commissione dovrebbe definire indicatori di risultato comuni per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e migliorare la propria informativa sulla performance;
  • la Commissione dovrebbe fare in modo che si proceda, nel 2019, a una sensata verifica della performance.  

Relazione speciale n. 21/2018 “La selezione e il monitoraggio dei progetti a titolo del FESR e dell’FSE nel periodo 2014-2020 sono ancora sostanzialmente incentrati sulle realizzazioni”

Photo credit: Corte dei Conti europea

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