Cambiamenti climatici: la Commissione Ue punta sul Carbon Capture and Storage

 

TechnologyI progetti finanziati dall'Ue sono in clamoroso ritardo, i critici non li ritengono commercialmente validi e gli ambientalisti ne denunciano l'inefficacia e i rischi per la sicurezza. Eppure, la Commissione europea ritiene di poter raggiungere una fetta significativa dei propri obiettivi in materia di cambiamento climatico tramite la tecnologia per la cattura e lo stoccaggio di carbonio (Carbon Capture Storage - CCS), proponendo di finanziare tali progetti con oltre 1,3 miliardi di euro nel nuovo pacchetto sulle infrastrutture energetiche.

Il Carbon Capture Storage (CCS) consiste essenzialmente nel sequestro e nel confinamento geologico del biossido di carbonio. Si tratta di una tecnologia sperimentale molto controversa, che genera dubbi in materia di convenienza finanziaria, oltre che per l'impatto ambientale.

Da una parte, uno studio dell'Agenzia internazionale per l'energia ha stimato che ogni tonnellata di CO2 catturata attraverso il CCS costerebbe tra i 30 e i 68 euro; comunque i costruttori degli impianti ammettono che la tecnologia non sarà commercialmente valida fino al 2030.

Dall'altra, ci sono le obiezioni sul piano ambientale e della sicurezza delle comunità residenti nei pressi degli impianti che arrivano da un giornale canadese, Whitehorse Star: nel 2011, riferì che alcuni agricoltori avevano scoperto che il più grande progetto di CCS del mondo, gestito dal gigante energetico Cenovus, perdeva carbonio, mentre altri denunciarono la contaminazione delle acque e degli animali.

Nonostante tutti questi dubbi, la Commissione europea, che ha già investito 1 miliardo di euro nel Carbon Capture Storage, ha deciso di destinargli importanti risorse anche nel pacchetto per le infrastrutture energetiche.
Tra l'altro, i progetti CCS possono essere utilizzati anche per il recupero degli idrocarburi da giacimenti petroliferi impoveriti, per spingere il combustibile fossile rimanente sulla superficie.

Secondo quanto dichiarato da António Correia de Campos, relatore del relativo report all'interno del Parlamento europeo, almeno una quota compresa tra il 10 e il 15% dei 9,1 miliardi previsti per l'intera legislazione sarà destinata alla tecnologia CCS. Ma, precisa l'eurodeputato, "il futuro sviluppo di una rete transfrontaliera per il trasporto dell'anidride carbonica richiede misure da adottare subito per la pianificazione e lo sviluppo di infrastrutture a livello europeo”. Come a voler dire che i progetti finanziati dall'Ue sono sì in ritardo - dei 12 impianti di dimostrazione attesi entro il 2015, solo tra 4 e 6 saranno pronti nel 2020 – ma una volta operativa richiederanno una rete adeguata.

Se non che, si chiede Arthouros Zervos, presidente dell'European Renewable Energy Council, "si può costruire un'infrastruttura per qualcosa che non è stato ancora attuato?". Tra l'altro, aggiunge Zervos, sottraendo risorse ad altri progetti infrastrutturali per l'energia elettrica di cui l'Europa ha urgente bisogno”.

Insomma i dubbi permangono e non a caso Gran Bretagna e Germania hanno abbandonato recentemente i propri progetti per due impianti CCS. Ma la Commissione non sembra altrettanto cauta: in base all'Energy Roadmap il Carbon Capture Storage sarà in grado di ridurre le emissioni tra il 19% e il 32% entro il 2050.

Links

European CO2 Capture and Storage Projects

Energy Roadmap 2050

Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee che abroga la decisione n. 1364/2006/CE

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