L'Italia propone alla UE un Contratto di Rete Europeo nel riesame dello Small Business Act -SBA

 

Small Business ActUn ”Contratto di Rete Europeo", sul modello italiano, per favorire le relazioni tra le PMI dell'Unione Europea e diffondere la "cultura della rete" presso le piccole imprese, è la proposta forse più interessante del Ministero dello Sviluppo Economico trasmessa a Bruxelles con il documento di consultazione sul riesame dello “SBA - Small Business Act”, il principale strumento europeo di misure e interventi per le PMI.

Viste le "peculiarità territoriali delle PMI non solo in Italia ma in tutta Europa", l'introduzione di un ”Contratto di Rete Europeo", sul modello italiano, potrebbe favorire le relazioni tra le PMI dell'Unione Europea e diffondere la "cultura della rete" presso le piccole imprese ed imprese artigiane. Sussiste infatti, per il Ministero, un "problema di tipo culturale e di percezione di convenienza a partecipare ad una rete da parte di una piccola impresa".

Il riesame ha per oggetto principalmente i risultati degli interventi finora attuati con lo SBA e la sua correlazione con la nuova agenda politica della Commissione, Europa 2020.

Diverse le proposte inserite nel documento ministeriale. Oltre al Contratto di Rete si è posto in evidenza che la revisione dello SBA deve incidere sulla dimensione del mercato del lavoro e della flexicurity, questioni cruciali per il futuro delle PMI e del loro personale.

Gli interventi attuati contro la crisi (piani sociali, formazione continua, l’aggiornamento delle competenze, il perfezionamento professionale, etc.) non sono stati adattati alle PMI e ai loro dipendenti e pertanto emerge la necessità di:

  • una migliore rappresentazione delle PMI nel dialogo sociale europeo settoriale;
  • considerare che le norme applicate ai lavoratori dipendenti sono state progettate per rapporti di lavoro tra lavoratori e datori di lavoro. Esse non dovrebbero essere imposte ai lavoratori autonomi, la cui vita privata e vita di lavoro sono, per definizione, intrecciate. Applicando la stessa legislazione su tutta la linea viene limita la libertà di impresa;
  • cambiare la concezione dell’innovazione, ad oggi ancora considerata prevalentemente come innovazione di alta tecnologia. In realtà l'innovazione nelle PMI ricade soprattutto con livelli tecnologici medio-bassi, è spesso informale e raramente è basato su puro R&S, come in precedenza evidenziato nel caso dei servizi. Pertanto dovrebbero essere sostenuti tutti i tipi di innovazione in senso lato, nonché l'accesso facilitato ai risultati R&S e innovazione;
  • introdurre misure di sostegno (ad esempio, Public Private Partnership) per le PMI per passare al digitale;
  • abolire ogni ostacolo di natura formale per le organizzazioni delle piccole e medie imprese che intendono partecipare in modo efficace alle azioni 7PQ e divulgazione connesse;
  • sviluppare una lotta contro la criminalità organizzata nazionale e transfrontaliera internazionale: vi è la necessità di adottare strumenti atti a supportare le PMI e migliorare la cooperazione tra le autorità competenti negli Stati membri.

Il rilancio del venture capital come fattore di sviluppo per le PMI è un altro punto fondamentale del documento, dove si analizza il ritardo in Italia rispetto agli USA, sia per un problema culturale nelle PMI, sia per l'insufficienza e la "distanza della infrastruttura finanziaria dalle esigenze del tessuto d'impresa dell'Italia". Al riguardo la proposta del ministero è di "creare le condizioni a livello comunitario per individuare forme di incentivazione fiscale all'utilizzo del venture capital presso le piccole imprese, come la defiscalizzazione dei capitali destinati ad investimenti in start-up e favorire un maggiore coordinamento tra iniziative comunitarie, nazionali e regionali."

Le altre proposte riguardano:

  • il sostegno alle imprese con titolare extracomunitario, perché "svolgono non solo un ruolo economico, ma anche di inclusione sociale fondamentale in una società sempre più aperta come la nostra", attraverso agevolazioni fiscali, di microcredito e semplificazione amministrativa, eliminare anche il limite dei 40 anni per l'accesso alle agevolazioni destinate all'imprenditoria femminile;
  • favorire l'accesso delle PMI agli appalti pubblici;
  • introduzione dell'Analisi dell'impatto della regolamentazione (AIR) a livello europeo;
  • migliorare la comunicazione/informazione alle PMI, "potenziando la società dell’informazione, mirando ad eliminare i costi dell’esclusione, stabilendo obiettivi concreti per l’utilizzo e la disponibilità di internet, avviando programmi di alfabetizzazione informatica. Nello specifico la proposta, grazie all'e-Government, che riduce gli oneri amministrativi a carico delle PMI e favorisce l’accrescimento della produttività, mira ad istituire una pagina internet interamente dedicata alle PMI con l’introduzione di un codice di identificazione delle imprese e il lancio di una piattaforma che consenta di disporre di tutti i formulari in forma elettronica corredati da schede esplicative;
  • prevedere degli “SBA regionali”, causa le peculiarità territoriali non solo dell'Italia ma di tutta Europa;
  • ristrutturare i programmi europei verso le esigenze delle PMI, esaminando la loro efficacia sulla partecipazione delle piccole imprese (test di efficacia per le PMI).

Documento di consultazione sul riesame dello “Small Business Act” per l'Europa - Proposte di integrazione

SMALL BUSINESS ACT: Programma della Commissione europea adottato nel giugno del 2008 che intende valorizzare le aziende di minori dimensioni, affrontando tutti i temi della vita delle PMI per creare condizioni favorevoli alla crescita e alla competitività sostenibili, attraverso la semplificazione del quadro legislativo e amministrativo dell'Unione Europea e degli Stati membri.

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