Banda Ultralarga – CoBUL a lavoro su aree grigie e voucher connettivita'

 

Banda ultralarga - Photo credit: Foto di PawinG da Pixabay I Ministeri dello Sviluppo economico e del Sud preparano la fase due del Piano banda ultralarga (BUL). Dopo gli investimenti nelle aree bianche, le risorse saranno ora destinate alla copertura delle aree grigie e al sostegno della domanda di connettività di imprese, scuole e cittadini.

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Il lancio della seconda fase del Piano nazionale è stato deciso nel corso della riunione del Comitato banda ultralarga (CoBUL), presieduta dal ministro per il Sud Barbara Lezzi, su delega del vice premier e ministro Luigi Di Maio.

Ritardi nelle aree bianche

Il Comitato ha fatto il punto sullo stato di avanzamento del piano per le aree bianche, cioè i territori a fallimento di mercato in cui gli operatori privati non investirebbero senza sostegno pubblico, partito nel 2017 con il lancio delle gare Infratel.

Le tre gare per la realizzazione della rete in fibra ottica sono state aggiudicate da Open Fiber, che si è impegnata al cablaggio di 7.635 Comuni in tutte le Regioni italiane. L’infrastruttura, una volta completata, rimarrà di proprietà pubblica e sarà gestita in concessione da Open Fiber per 20 anni.

L'avanzamento, tuttavia, procede a rilento, in alcuni casi per ostacoli burocratici che rallentano l'avvio dei cantieri, in altri per problemi relativi ai collaudi nei Comuni in cui sono terminati i lavori. La consegna potrebbe quindi slittare di almeno un anno, dal 2020 al 2021.

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Via al piano aree grigie

La seconda fase del Piano nazionale interverrà invece sulle aree grigie del Paese, territori extra-urbani, spesso sede di distretti industriali, in cui è presente o è prevista la presenza di un solo operatore di rete.

Infratel ne ha aggiornato la mappatura, insieme a quella delle aree nere, con una consultazione condotta tra gennaio e maggio di quest'anno, da cui è emersa una copertura di rete inferiore rispetto agli investimenti attesi dopo la consultazione del 2015. Da qui la necessità di intensificare il confronto con gli operatori sugli aspetti tecnici per arrivare ad accordi contrattuali che definiscano i nuovi impegni di copertura.

"È necessario accelerare la digitalizzazione del Paese, attraverso la realizzazione di un'infrastruttura di rete veloce, efficiente e soprattutto accessibile su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. Con il lancio della seconda fase della Strategia nazionale per la banda ultralarga, vogliamo ribadire l'importanza di uno sviluppo tecnologico che si rende necessario per creare finalmente quelle autostrade digitali di cui il Paese ha bisogno", ha commentato il ministro Lezzi.

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Voucher connettività fino a 5mila euro

Inoltre, per sostenere la domanda di servizi ultraveloci è prevista l'attivazione di voucher per la connettività. Secondo le prime anticipazioni i contributi sarebbero destinati a piccole e medie imprese, istituti scolastici, centri per l'impiego e famiglie, con importi differenziati a seconda dei beneficiari. Si avrebbero infatti voucher da 200/300 euro per i cittadini, da 3mila euro per le PMI e da 5mila euro per scuole e CPI.

L’obiettivo, ha spiegato il consigliere giuridico di Di Maio per le comunicazioni e l’innovazione digitale, Marco Bellezza, è far risalire l’Italia nell'indice Desi (Digital Economy and Society Index), con cui l'UE misura i progressi compiuti dagli Stati membri sul fronte digitalizzazione, non solo dal punto di vista delle infrastrutture di rete, ma anche in termini di competenze digitali, utilizzo di Internet e diffusione dei servizi pubblici digitali. In base all'edizione 2019 l'Italia si colloca al 24esimo posto nella classifica UE, con una copertura a banda larga veloce in crescita ma ancora ampiamente sotto la media e progressi troppo lenti nella connettività superveloce.

Nei prossimi giorni un tavolo tecnico definirà in dettaglio gli interventi previsti, che dovranno essere sottoposti alla Commissione europea cui spetta verificare la compatibilità dei nuovi regimi di aiuto con le norme UE in materia di aiuti di Stato.

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Regioni, no a finanziamento voucher con residui FESR

Proprio sui voucher connettività, in particolare sul loro finanziamento, si appuntano la maggior parte delle critiche della Conferenza delle Regioni, che ha partecipato alla riunione del CoBUL tramite l'assessore della Regione Friuli Venezia Giulia e coordinatore della Commissione Agenda digitale Sebastiano Callari.

Nonostante il CIPE abbia già destinato, con la delibera n. 65 del 2015, 1,3 miliardi a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) all'incentivo alla domanda per cittadini, imprese, scuole e centri per l’impiego, il Governo ha infatti proposto di finanziare i voucher con risorse FESR residuali, frutto del risparmio di gara della prima fase del Piano BUL.

Una prospettiva bocciata dalle Regioni, secondo cui non sarebbe possibile utilizzare i fondi UE in tempo per la loro rendicontazione, considerando che la misura dei voucher non è ancora stata definita in dettaglio, i Programmi operativi regionali (POR) dovrebbero essere riprogrammati per includere i nuovi incentivi e il FESR non risulta adatto a finanziare alcune tipologie di beneficiari.

Da qui la richiesta di procedere alla ripartizione dei fondi FSC già stanziati dal CIPE per i voucher, rispettando il criterio che vuole l'80% destinato al Mezzogiorno e il 20% al resto del territorio nazionale, e di riprogrammare le risorse FESR per altri interventi coerenti con l'Agenda Digitale.

Photo credit: Foto di PawinG da Pixabay 

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