Fondi Ue: 17 miliardi da spendere entro il 2013

 

Photo credit: Palazzochigi / Foter / CC BY-NC-SALa spesa per i fondi europei cala nel 2013. Se non sarà invertito il trend, rischiamo di perdere tra gli otto e i nove miliardi di euro entro la fine del 2015.

Non è bastato lo sforzo del 2012. La spesa dei fondi europei nel corso del 2013 è drasticamente calata. Dall’inizio dell’anno a fine luglio è stato utilizzato appena il 27% di quanto preventivato. Torna, così, la paura che molto del denaro stanziato dall’Ue ci venga tolto. Secondo le proiezioni, di qui al 2015, c’è il rischio concreto che l’Italia perda tra gli otto e i nove miliardi di euro.

Entro il 2013 l’Italia deve impegnare un totale di 27,9 miliardi di euro, spendendoli per la fine del 2015: 6,9 vengono dal Fondo sociale europeo e i restanti 21 dal Fondo di sviluppo regionale. A questi dovranno essere aggiunti 21,5 miliardi di cofinanziamento con fondi nazionali. Il monitoraggio ufficiale del Ministero della Coesione territoriale viene effettuato su base trimestrale. Gli ultimi dati disponibili risalgono a maggio. A breve sarà pubblicato l’aggiornamento di ottobre.

Stando ai dati di maggio, l’Italia aveva raggiunto il 40% della dotazione totale, superando di 1,2 punti il target nazionale (il 38,8%). Nel dettaglio, aveva speso 10,8 miliardi di euro: 7,4 del Fondo per lo sviluppo regionale e 3,4 del Fondo sociale europeo. Tutti numeri che considerano solo i fondi europei e non il cofinanziamento nazionale. Questo sprint beneficiava soprattutto dell’accelerazione di fine 2012. Che, però, non è andata avanti con la stessa forza nei mesi successivi.

Secondo gli ultimi dati del Dipartimento politiche di sviluppo, aggiornati al 7 agosto, da inizio anno è stato registrato un netto decremento della velocità necessaria per raggiungere i target di spesa. Mediamente i risultati sono stati di circa 257 milioni di euro al mese, contro gli 867 milioni che costituirebbero l’obiettivo ottimale. In questo modo, difficilmente riusciremo a raggiungere il traguardo fissato per il prossimo dicembre, che prevede un incremento pari a sei punti percentuali dalla scadenza di maggio.

Va detto che, tradizionalmente, la programmazione delle spese accelera nella seconda parte dell’anno. Questa media, quindi, potrebbe far registrare un consistente incremento da qui alla fine del 2013. Resta, però, il timore per il trend dell’ultimo periodo. Nelle stanze del Governo, addirittura, si ipotizza che, dei circa 17 miliardi che restano ancora da utilizzare, possa andarne in fumo addirittura metà: una cifra compresa tra gli otto e i nove miliardi. Anche perché tra poco dovremo accavallare a queste le sfide della nuova programmazione, per il periodo 2014-2020, nella quale avremo a disposizione altri 29 miliardi di euro.

Dalle Regioni arrivano i dati più preoccupanti. Quelle dell’obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, più la Basilicata) nella prima parte del 2013 hanno speso appena il 20% di quanto era previsto su base annuale. Anche se la media di tutti i programmi regionali non è molto più alta: appena il 25 per cento. Vanno un po’ meglio le Regioni competitività, che si attestano al 38,6 per cento. Ma anche i programmi nazionali non vanno meglio. Il Pon ricerca e competitività, ad esempio, negli ultimi nove mesi è avanzato a passi lentissimi. Mentre il programma Attrattori culturali, a maggio, aveva speso appena il 23% dei suoi obiettivi. Così si parla molto di riprogrammazione. Il decreto lavoro ha già spostato un miliardo verso la decontribuzione delle assunzioni degli under 29. Probabile che l’esecutivo decida di procedere su questa strada nei prossimi mesi.

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