Eco-industria, risparmio energetico, eco-progettazione: la sfida dell'UE per la crescita sostenibile

 
Energie rinnovabili - Foto di Mridul kashCon un fatturato di 300 miliardi di euro, un tasso di crescita dell'8% all'anno e 4 milioni di posti di lavoro creati nel 2008, le eco-industrie sono un elemento chiave della strategia Europa 2020 per la crescita intelligente, sostenibile e solidale. Tuttavia questo elevato livello di produttività non si è ancora tradotto in alta redditività. Uno studio della Commissione ha analizzato la salute del settore e ha raccomandato una serie di azioni politiche per mantenere la leadership globale dell'Europa.
 
L'Europa è infatti all'avanguardia a livello mondiale nel settore dell'eco-industria, dal riciclaggio, per il quale detiene una quota sul mercato pari al 50%, all'approvvigionamento idrico (30%), alle energie rinnovabili (40%) e grazie alla globalizzazione può giocare un ruolo chiave nella gestione dei rifiuti, riciclando attraverso una gestione integrata e specifici sotto-settori dell’energia rinnovabile, come energia eolica e biomasse.
 
Inoltre vi sono forti interdipendenze tra le industrie di qualità ecologica e quelle convenzionali e le eco-industrie possono contribuire ad una riduzione dei costi attraverso l'integrazione di misure quali la depurazione delle acque, la produzione di energia e la cattura di calore.

Tuttavia ci sono sfide da superare per mantenere il vantaggio competitivo dell'Europa nel settore dell'eco-industria.

I fattori chiave individuati dall'analisi condotta dalla Commissione europea sono:

  • le politiche e le regolamentazioni, perché l'applicazione non uniforme delle direttive europee a livello degli Stati membri ostacola gli investimenti e la crescita;
  • l'assenza di un mercato unico europeo ben funzionante e quindi criticità legate ai prezzi e alle disponibilità di materie prime e di combustibili fossili;
  • ostacoli al trasferimento tecnologico, come la limitata adozione delle tecnologie ambientali e gli investimenti insufficienti nelle tecnologie pulite nei settori tradizionali, che tra l'altro inibiscono lo sviluppo della catena di approvvigionamento dell'eco-industria;
  • carenza di forza lavoro qualificata;
  • accesso limitato ai finanziamenti.

La Commissione ha proposto 10 politiche per mantenere la posizione dell'Europa come leader mondiale nel settore dell'eco-industria:

  • migliorare l'osservazione statistica sul settore, in quanto le informazioni sono attualmente limitate;
  • garantire che il Sustainable Consumption and Production and Sustainable Industrial Policy Action Plan porti benefici all'eco-industria;
  • assicurare un'attuazione armonizzata delle direttive, delle norme e delle procedure di certificazione per il mercato interno;
  • introdurre criteri di prestazione funzionale e standard tecnici europei per ridurre gli oneri amministrativi;
  • creare una manodopera qualificata attraverso programmi di formazione, apprendimento permanente e l'afflusso di lavoratori altamente qualificati da paesi terzi;
  • garantire parità di accesso alle informazioni tra eco-industrie, clienti e fornitori;
  • incoraggiare e sostenere l'eco-innovazione e gli investimenti in R&S, attraverso la promozione di ETAP e del Settimo programma quadro di ricerca (7PQ);
  • mantenere i sistemi finanziari di sostegno per R&S e innovazione nel settore dell'eco-industria;
  • promuovere l'approvvigionamento verde;
  • creare mercati aperti su scala globale e garantire parità di condizioni.
La Commissione europea ha inoltre deciso di revisionare la direttiva sull'etichettatura energetica, estendendo l'applicazione della normativa UE sui prodotti connessi all'energia a tutti i beni che hanno impatto, anche indiretto, sul consumo di energia (ad esempio le finestre hanno un notevole potenziale di risparmio energetico).
 
La base per la scala di energia rimarrà la stessa, con i prodotti classificati dalla A alla G - abbinati ad una scala di colore che dal verde scuro, per il miglior rendimento, al rosso per il minimo.
 
Questa misura è parte del pacchetto di efficienza energetica, che comprende anche la revisione della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia e l'introduzione di etichette di consumo di carburante per i pneumatici.
 
Un'ulteriore direttiva europea riguarda invece l'eco-progettazione, che comporta lo sviluppo di prodotti con un ridotto impatto ambientale.
 
La direttiva sulla progettazione ecocompatibile mira a ridurre questo impatto sin dalla fase di progettazione e affida alla Commissione il compito di definire requisiti minimi di prestazione di efficienza energetica su una base specifica per prodotto.
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