Progetti di interesse comune – eurodeputati contro Commissione UE

 

Progetti interesse comune - Photo credit: Robin DraytonGli eurodeputati criticano l'elenco dei progetti di interesse comune nel settore energia: ancora troppo presenti gas e combustibili fossili. E tra questi figura anche il TAP. 

Il difficile negoziato UE su rinnovabili ed efficienza energetica

Testa a testa tra Commissione e Parlamento europeo sull'ultimo elenco di progetti di interesse comune (PIC) nel settore energia. In base a quanto riportato da Euractiv.com, agli eurodeputati della commissione Industria non sarebbe piaciuto l'elenco stilato a novembre dall'Esecutivo UE, accusato di aver dato troppo spazio a iniziative centrate sui combustibili fossili e alle infrastrutture per il gas naturale.

Progetti di interesse comune: cosa sono e come accedono ai fondi UE

I progetti di interesse comune (PIC) sono interventi infrastrutturali con effetti positivi sui Paesi europei, che permettono di integrare i mercati dell'Unione, diversificare le risorse energetiche e contribuire a porre fine all'isolamento energetico. Si tratta di progetti che riguardano i settori dell’energia elettrica e del gas: dai terminal GNL ai progetti per lo stoccaggio energetico, passando per le linee elettriche di trasmissione e i gasdotti che connettono i Paesi europei.

In base al regolamento Ue n. 347-2013, la lista dei progetti di interesse comune deve essere aggiornata ogni due anni.

Il 22 gennaio 2017 si è conclusa la call UE per determinare la terza lista dei PIC. Oltre all’accesso ai fondi europei, i progetti ammessi nell’elenco possono beneficiare di procedure accelerate per il rilascio delle autorizzazioni, migliori valutazioni ambientali e altri vantaggi che permettono a questi progetti di essere completati agevolmente e in modo tempestivo.

I PIC vengono individuati dai gruppi regionali previsti dal regolamento TEN-E (che includono, oltre all’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia (ACER), rappresentanti di Stati membri, Commissione europea, operatori del settore e autorità) e sono adottati formalmente dall'Esecutivo UE, dopo aver ottenuto il via libera di Parlamento e Consiglio.

Lo status di progetto di interesse comune è una condizione preliminare per accedere alle sovvenzioni nell'ambito del Meccanismo per collegare l'Europa (CEF), ma non garantisce l’assegnazione automatica degli aiuti. In altre parole, è possibile richiedere sovvenzioni per sostenere studi per i PIC (tranne per i progetti petroliferi), tuttavia, quando si tratta di aiuti per sostenere i lavori, solo alcuni progetti inclusi nell'elenco saranno ritenuti idonei.

L'elenco dev'essere sottoposto allo scrutinio di Parlamento e Consiglio, che hanno a disposizione due mesi per approvarlo o respingerlo (periodo che può essere prorogato di altri due mesi su richiesta). Se entro questo termine le istituzioni non si saranno espresse, l’elenco entrerà automaticamente in vigore.

L'elenco 2017 nel mirino degli eurodeputati

A novembre la Commissione ha presentato il terzo elenco di progetti di interesse comune ne comprende 173, di cui 110 relativi all’energia elettrica e le smart grid, 53 per il settore del gas e 6 relativi al petrolio.

Nel corso di uno scambio di opinioni fra la commissione Industria del PE e rappresentanti dell'Esecutivo sul regolamento delegato riguardante l'elenco in questione, gli eurodeputati hanno mostrato un certo scetticismo circa il criterio scelto dalla Commissione per selezionare i progetti.

Gli europarlamentari del gruppo S&D Kathleen Van Brempt e Dan Nica hanno criticato la Commissione per non aver coinvolto il Parlamento nella fase iniziale di selezione dei progetti: il dialogo tra le due istituzioni “su come l'elenco è stato compilato”, sostiene Van Brempt, è stato insufficiente.

Ma per gli eurodeputati non è solo una questione di trasparenza e comunicazione. Alcuni hanno puntato il dito contro la tipologia di progetti inclusi nell'elenco, ancora troppo centrati sul gas naturale.

Sono 53 su 173 i progetti riguardanti il settore del gas, di cui 3 che coinvolgono anche l'Italia: oltre al famoso TAP, le interconnessioni del gas Nord-Sud nell’Europa occidentale (NSI West Gas) e i collegamenti per il rifornimento di petrolio in Europa centro-orientale (“OSC”).

I deputati più critici – Xabier Benito Ziluaga (GUE/NGL) e Michèle Rivasi (Greens/EFA) - potrebbero fare pressioni affinché la commissione Industria del PE voti la lista nella prossima riunione prevista alla fine di febbraio, anziché approvarla automaticamente senza ulteriore dibattito.

Un tentativo che appare comunque vano: se anche la commissione parlamentare votasse a sfavore, infatti, la palla passerebbe alla plenaria di Strasburgo prevista per marzo, e in quell’occasione è alquanto improbabile una bocciatura del regolamento delegato.

La difesa della Commissione: in calo il numero dei progetti fossili

Catharina Sikow-Magny ha difeso le scelte dell’Esecutivo, sostenendo che il numero dei progetti fossili è sceso da 108 nella versione originaria a 53 nella proposta attuale. Punto su cui gli eurodeputati hanno controbattuto, sostenendo che molte iniziative in realtà sono state semplicemente raggruppate.

In effetti, rispetto alla lista del 2015 il numero di progetti di interesse comune è in calo (22 in meno), in primo luogo perché 30 progetti inclusi nel primo e nel secondo elenco saranno completati all’inizio del prossimo anno.

Ma non si tratta della sola ragione dietro questo taglio: nel presentare l'elenco a novembre la Commissione ha chiarito la volontà di destinare maggiore attenzione alle priorità nel settore energetico. L'infrastruttura del gas è diventata in generale più resiliente e meglio integrata nella maggior parte del Continente, tuttavia la regione del Mar Baltico orientale e la parte centro sud-orientale dell'Europa rimangono più vulnerabili a potenziali carenze di approvvigionamento, svantaggio che può essere affrontato efficacemente dai progetti selezionati.

Allo stesso tempo, Sikow-Magny ha difeso la metodologia di selezione dei progetti di interesse comune, definendola “coerente”, e ha ricordato che il raggruppamento dei progetti è un meccanismo che è sempre stato utilizzato.

A chiudere il dibattito, spegnendo di fatto le critiche avanzate dagli eurodeputati, è stato il presidente della commissione parlamentare Jerzy Buzek (PPE): “è impossibile avere a che fare con le rinnovabili senza centrali a gas”, ha dichiarato.  

Photo credit: Robin Drayton

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