Ok al decreto Sud. Passano riforma governance FSC e Accordi di coesione

Raffaele Fitto - Photo credit: Palazzo ChigiCon il via libera della Camera alla legge di conversione del Decreto Mezzogiorno n. 124-2023 si completa l'operazione di accentramento della gestione del Fondo sviluppo e coesione in capo al Ministero guidato da Fitto, già avviata dal decreto PNRR 3. Ai vecchi Piani di sviluppo e coesione subentrano gli Accordi di coesione.

Con il decreto Sud arriva la ZES unica Mezzogiorno

Il dl 13-2023, più noto come decreto PNRR Ter, aveva infatti già previsto la soppressione dell'Agenzia per la coesione territoriale e il trasferimento delle sue funzioni di programmazione, coordinamento e monitoraggio dei fondi nazionali ed europei della Politica di coesione - quindi fondi strutturali e Fondo sviluppo e coesione (FSC) - al Dipartimento per le Politiche di coesione e in particolare ad un nuovo Nucleo per le politiche di coesione (NUPC), responsabile anche dei fondi europei da far confluire nel capitolo REPowerEU del PNRR.

La legge di conversione del decreto Sud, su cui il 30 ottobre la Camera ha votato la fiducia, seguita oggi dal voto finale, stabilisce la fine dell'era dei Piani di sviluppo e coesione e del vecchio assetto incentrato sugli obiettivi strategici e le aree tematiche basati sulle missioni del Piano Sud 2030. D'ora in poi le risorse del Fondo sviluppo e coesione sono programmate nell'ambito di Accordi per la coesione, previa delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) su proposta del Ministro per gli Affari europei, sentita la Cabina di regia FSC.

Per quanto riguarda la programmazione 2021-2027 si tratta in tutto di circa 50 miliardi di euro, al netto delle risorse FSC già impegnate, di cui 4 miliardi per il 2021, 5 miliardi annui dal 2022 al 2029 e 6 miliardi di euro per il 2030, ripartiti nella proporzione dell’80 per cento nelle aree del Mezzogiorno e del 20 per cento nelle aree del Centro-Nord.

Cosa prevede la riforma del Fondo sviluppo e coesione?

Il decreto Crescita 34-2019 aveva sostituito la pluralità di Piani e Programmi degli anni precedenti con un unico documento programmatorio: il Piano di sviluppo e coesione (PSC).

Il decreto Sud supera completamente la disciplina dei Piani di sviluppo e coesione, rimodula i compiti della Cabina di regia per il FSC, prevedendo soltanto che venga "sentita" prima dell'attribuzione delle risorse in modo programmatico alle amministrazioni centrali e regionali (ora uniche destinatarie delle risorse FSC), e stabilisce che i fondi in prima battuta solo "accantonati" vengano poi effettivamente assegnati dal CIPESS a seguito della sottoscrizione del nuovo strumento programmatorio: l'Accordo di coesione.

Gli Accordi di coesione, sottoscritti da Palazzo Chigi con ciascun Ministero e Regione destinataria di risorse FSC, non fanno quindi più riferimento alle aree tematiche e agli obiettivi dei vecchi PSC, ma raccolgono interventi di cui il decreto Sud prescrive solo la coerenza con le politiche settoriali e con le politiche di investimento e di riforma previste nel PNRR. Le modifiche apportate in sede referente dalla Camera hanno poi ripristinato il vincolo alla coerenza con gli obiettivi e le strategie dei fondi strutturali europei 2021-2027, secondo principi di complementarietà e di addizionalità delle risorse.

Andando maggiormente in dettaglio, il provvedimento stabilisce che il CIPESS, con una o più delibere adottate su proposta del ministro per gli affari europei, il Sud, la coesione e il PNRR, sentita la Cabina di regia FSC, imputa in modo programmatico le risorse FSC nel rispetto del criterio territoriale di ripartizione (80% al Mezzogiorno, 20% al Centro-Nord). Una parte va alle amministrazioni centrali, quindi ai Ministeri, con l’indicazione dell’entità delle risorse assegnate a ciascuna, assicurando una quota prevalente di risorse per gli interventi infrastrutturali; le restanti risorse vanno alle Regioni e alle Province autonome, sempre con l’indicazione della ripartizione.

Questa procedura è stata applicata già ad inizio agosto, quando il CIPESS ha assegnato 32,4 miliardi del FSC 2021-2027 a Regioni e Province. L'assegnazione effettiva della quota spettante ad ogni amministrazione, però, arriva solo a valle della sottoscrizione dei singoli Accordi di coesione, con relative delibere CIPESS.

Coesione: il CIPESS assegna 32,4 miliardi del FSC 2021-2027 alle Regioni

I primi due Accordi sono stati già firmati. Apripista è stata la Liguria, con la firma il 22 settembre di un Accordo da 230 milioni di euro da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del presidente della Regione Giovanni Toti. Il 28 ottobre è stata la volta delle Marche, per cui Meloni e il governatore Francesco Acquaroli hanno firmato un Accordo da oltre 530 milioni, di cui più di 330 milioni di euro dal FSC.

Agli Accordi di coesione - che oltre al piano finanziario specificano interventi, linee di azione e relativo cronoprogramma per ciascuna amministrazione - possono concorrere infatti anche altre fonti di finanziamento. Il decreto Mezzogiorno stabilisce la possibilità per gli Accordi FSC di attingere anche a risorse inizialmente destinate ai Programmi Complementari ai PON e ai POR 2014-2020 non ancora allocate, ai fondi strutturali europei dei Programmi operativi FESR e FSE+ 2021-2027 e alle risorse del cofinanziamento nazionale ai fondi europei liberatesi a seguito dell'aumento del cofinanziamento UE attivato in risposta alla pandemia e alla crisi energetica. Una disposizione che conferma l'intenzione del Governo di andare verso una programmazione sinergica di tutti i fondi della Coesione.

Per supportare la corretta gestione dei fondi, il provvedimento prevede anche l'implementazione di un sistema di monitoraggio dedicato e rafforza la dotazione di personale impegnato, a livello regionale e nazionale, nella partita della Coesione. In arrivo ci sono 2.200 assunzioni, di cui 2.129 unità saranno assunte a tempo indeterminato nelle regioni meno sviluppate, quindi Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e 71 andranno al Dipartimento per le Politiche di coesione. A tal fine sono stanziati 572 milioni di euro, in parte a carico dei fondi europei del Programma Nazionale FESR FSE+ Capacità per la coesione 2021-2027.

Alla maggiore trasparenza sull'impiego delle risorse contribuirà infine la pubblicazione dei documenti relativi al FSC e all'avanzamento della spesa sul portale OpenCoesione.

Per approfondire: Le novità sulla governance di fondi europei e FSC nel decreto PNRR Ter

Novità per i Contratti istituzionali di sviluppo

Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR spetta anche individuare i casi nei quali gli interventi finanziati con le risorse FSC - per dimensione finanziaria, per complessità o per rilevanza dell'ambito territoriale di riferimento - possono diventare oggetto di CIS, un Contratto istituzionale di sviluppo. CIS che da tempo il ministro Fitto aveva annunciato di voler riportare alla vocazione originaria di strumento di attuazione rafforzata per interventi, soprattutto infrastrutturali, di particolare rilevanza strategica.

Il decreto Sud ammette il ricorso ai CIS per la realizzazione di interventi finanziati a carico delle risorse del Fondo sviluppo e coesione di valore complessivo non inferiore a 200 milioni di euro e di valore unitario non inferiore alle soglie di cui all’articolo 14 del Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 36-2023). In sede referente la Camera ha soppresso il riferimento al ricorso ai CIS esclusivamente per la realizzazione di interventi a carico delle risorse del FSC, per cui i Contratti istituzionali di sviluppo possono prevedere la realizzazione di interventi di valore inferiore alle soglie di rilevanza europea qualora si tratti di interventi complementari ad interventi principali di valore unitario superiore alle soglie citate.

Novità riguardano anche i poteri sostitutivi in capo al Governo in caso di inerzia o inadempimento delle amministrazioni pubbliche responsabili degli interventi. Il decreto Sud applica infatti ai CIS la disciplina introdotta dall’articolo 12 del DL n. 77 del 2021 per i casi di inadempienza che mettano a rischio il conseguimento degli obiettivi intermedi e finali del PNRR. Nello specifico, se già il decreto n. 77-2021 estendeva ai Contratti istituzionali di sviluppo le procedure di accelerazione e di semplificazione previste per gli interventi del PNRR, ora si estende anche il meccanismo di superamento del dissenso e la procedura di attivazione del potere sostitutivo.

Infine, il provvedimento stabilisce che il CIPESS possa definire, con proprie delibere, i cronoprogrammi procedurali e finanziari relativi a tutti gli interventi (e non più soltanto a quelli infrastrutturali) ricompresi nei CIS e in quelli sottoposti a commissariamento governativo, rientranti nei Piani di sviluppo e coesione 2014-2020 per i quali non si applica il termine del 31 dicembre 2022 per l’adozione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti (OGV). Mancato rispetto dei termini che determinerebbe - in assenza dell'aggiornamento dei cronoprogrammi - il definanziamento degli interventi.

Per approfondire: Fitto critico sui CIS: restyling o addio per i contratti istituzionali di sviluppo?

Consulta il decreto-legge n. 124-2023

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