Giovani, donne e Sud: le chiavi per il rilancio dell'economia italiana

 

People talking - Immagine di OecherLa popolazione femminile e giovanile, soprattutto nel Mezzogiorno, rappresenta un patrimonio inutilizzato di competenze la cui piena partecipazione al sistema produttivo potrebbe rivelarsi essenziale per far ripartire l’economia. Allo stesso modo, margini importanti di crescita riguardano il fisco, la qualità della spesa pubblica e le dotazioni infrastrutturali, prima fra tutte la banda larga.

Se ne è parlato in un convegno, il 1° marzo 2011, organizzato dal Dipartimento Economia e Finanze dell'Italia dei Valori, dal titolo "L'Italia al primo posto. Idee per rilanciare lo sviluppo".

Punto di partenza dell'analisi proposta è l'assunto che la bassa crescita dell'economia italiana non sia riconducibile alla crisi degli anni 2008-2009, ma sia rintracciabile nei risultati in termini di Pil, di Pil pro capite e di consumi che negli ultimi 15-20 anni hanno sempre posto il nostro Paese al di sotto della media dell'area dell'euro.

Far ripartire il Paese significa quindi affrontare alcuni problemi strutturali e ripensare lo stesso modello di sviluppo di un'economia che "non può più attendere che la ripresa venga trascinata dalle esportazioni e dalla domanda estera, anche considerando il fatto che il manifatturiero rappresenta ormai solo il 25% del PIL", come spiegato dal Responsabile del Dipartimento, Professor Sandro Trento.

La prima questione è dunque quella di guadagnare competitività puntando su nuovi settori innovativi e ad alta crescita, coinvolgendo nel sistema produttivo le giovani generazioni e le donne, sfruttando le potenzialità di un Meridione ricco di competenze ad oggi sottoimpiegate.

In particolare il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, ha affrontato la questione dell'occupazione femminile (ferma al 46%, con una donna su tre che abbandona il lavoro alla nascita del primo figlio), nel contesto del progressivo allungamento dell'aspettativa di vita, e inevitabilmente anche dell'età pensionabile, che impone di predisporre misure e servizi che consentano alle donne di partecipare pienamente al mercato del lavoro, quanto alla redistribuzione delle risorse.

Quanto affermato richiede naturalmente, oltre ad una rimodulazione delle spesa pubblica e ad un ripensamento del sistema del welfare, una serie di interventi che aiutino le imprese ad investire e ad attrarre risorse umane qualificate.

Qui la questione fiscale diventa fondamentale e in particolare una riduzione delle tasse sui redditi delle famiglie, per aumentarne i consumi, e delle imprese, per consentirne gli investimenti, cui dovrebbe essere destinato il 50% dei risparmi in spesa pubblica.

Un'ulteriore proposta sul fronte delle imposte, secondo un modello che si basa sul meccanismo dei vasi comunicanti, consiste nel generare da subito un circolo virtuoso tra contrasto all'evasione e riduzione del carico fiscale, tenendo conto che secondo le stime dell'Istat il valore del sommerso in Italia ammonta a 255 miliardi di euro.

Se generalmente si attende di ricavare dalla lotta all'evasione entrate con cui sostenere l'alleggerimento delle tasse, l’idea è di rendere simultanei i due processi: in questo scenario il governo pone "un obiettivo annuo di recupero del nero in una somma pari allo 0,5% del Pil (circa 8 miliardi) assegnando da subito la distribuzione degli sgravi", che sarebbero concentrati per le imprese nella riduzione del costo del lavoro, mentre per i contribuenti nella riduzione dell’aliquota base Irpef.
"Superato l’obiettivo di 0,5 punti di Pil allo scadere di un anno, sarebbe possibile ridurre il target negli anni successivi. In caso contrario la somma non coperta dovrebbe essere integrata dal taglio dei costi della politica e da imposte sul lusso di durata annuale come l’aumento selettivo dell’Iva".

Altre proposte a sostegno del sistema imprenditoriale riguardano misure per favorire la crescita dimensionale delle imprese, strumenti per la detassazione degli investimenti in ricerca, ma anche una riforma degli ammortizzatori sociali che favorisca la mobilità dei lavoratori "dai settori in crisi irreversibile ai settori nuovi in crescita".

Settori innovativi che richiedono infrastrutture adeguate e, a questo proposito, tra le idee proposte vi è quella di rimodulare gli interventi a valere sui Fondi strutturali europei 2007-2013 dando la priorità alla creazione di una rete gratuita a banda larga nel Sud Italia "che sia la base tecnologica per fare del Mezzogiorno il centro di scambi di merci, servizi e culture dell’area mediterranea".

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