AIFI: gli impatti del Covid-19 sul mercato del private capital

 

Private capital - Foto di cottonbro da PexelsL’emergenza Covid non ferma l’attività degli operatori di private equity, venture capitale e private debt, che studiano nuove strategie di rafforzamento delle aziende in target. È quanto emerge dalle ricerche presentate nel corso del convegno annuale AIFI, organizzato in collaborazione con KPMG.

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Gli effetti del Covid-19 sul mercato del private capital 

AIFI ha analizzato gli impatti della pandemia sul mercato italiano del private capital, analizzando le risposte di 37 operatori di private equity, 19 di venture capital e 19 di private debt. 

Partendo dalle aziende in portafoglio, il private equity ha dichiarato che nei prossimi mesi si concentrerà soprattutto su strategie di add-on (65%), cioè di acquisizione di società da parte delle target già in portafoglio, il venture capital sulla rifocalizzazione dei piani delle loro startup (63%) e il private debt sulla rinegoziazione dei covenant originari (79%). Il 43% degli operatori di private equity intervistati, nei prossimi mesi aumenterà la reportistica verso gli investitori con aggiornamenti più frequenti e dettagliati e con un capitolo specifico dedicato alla valutazione dell’impatto Covid-19, su liquidità, financials e attese di chiusura dell’anno. 

I venture capitalist invece hanno dichiarato che le proprie target nelle loro attività hanno subìto un maggiore impatto legato alle vendite (89%), alla raccolta di capitale (53%) e al rapporto con i propri clienti/fornitori (26%). 

Infine, il 63% degli operatori di private debt, afferma che l’impatto sul rischio di default delle aziende finanziate sarà un incremento compreso tra l’1 e il 10%; solo un 5% ritiene possa essere compreso tra il 20 e il 40%. 

“I numeri mostrano come l’emergenza Covid-19 possa essere vista anche come una opportunità per consolidare, grazie agli add-on, le proprie target permettendo così di diventare più forti e capaci di affrontare il mercato non solo italiano ma internazionale” afferma Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI.

“Consolidare, guardare a nuovi mercati, studiare strategie differenti sono alcuni degli ingredienti che i nostri soci hanno messo in campo per affrontare in maniera responsabile e costruttiva questi mesi, con l’obiettivo di lavorare ancora di più e meglio a fianco delle proprie aziende in portafoglio”.

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Private Capital e Human Capital 

Grande importanza assume anche l’assunzione dei principi Esg da parte degli operatori di private capital nel momento in cui investono nelle aziende italiane. 

Il focus sulla componente umana viene rimarcato proprio in questo momento di emergenza sanitaria: le persone sono la più grande risorsa per la ripartenza. 

È stato analizzato un campione significativo di società in portafoglio al 31 dicembre 2019 o disinvestite nei tre anni precedenti ovvero 127 operazioni, distribuite su 125 imprese, effettuate da 28 operatori (21 domestici e 7 internazionali). 

I risultati mostrano come l’ingresso di un fondo in una azienda porta all’adesione di politiche Esg nel 32% dei casi (63% dei casi se si considerano le sole target oggetto di investimento da parte di operatori internazionali). 

L’investitore porta una crescita del numero medio di dipendenti delle società target del private equity pari all’89% nel periodo di permanenza, con una composizione femminile del 41%. La percentuale di laureati è pari al 26% contro una media nazionale del 23%. Nell’80% dei casi sono stati inseriti piani di incentivazione per il management e nel 48% sono stati inseriti piani di welfare per i dipendenti. Nel 19% dei casi sono stati introdotti nuovi comitati a supporto del CdA e nel 60% dei casi è stato introdotto un Codice Etico. 

“L’Italia è tra i Paesi europei con il più alto numero di imprese familiari, pesando circa il 70% in termini di occupazione”, afferma Cipolletta, “Se si vuole fare il salto dimensionale, occorre impegnarsi nella crescita delle proprie risorse umane sia in termini di numero sia in termini di professionalità. Guardando i dati si vede come gli operatori spingano su questo punto e infatti nella survey emerge come nel periodo di investimento, il numero medio totale di dipendenti sia cresciuto dell’89%. Una migliore governance ha aiutato senz’altro a reagire meglio nel periodo dell’emergenza sanitaria”.  

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