Farm to fork: cosa ne pensano agricoltori, imprese e ambientalisti

 

Farm to fork - Photo credit: Foto di R Khalil da PexelsUn onere eccessivo per gli agricoltori e le imprese, che rischiano di perdere competitività, oppure una straordinaria occasione per distinguere i prodotti agroalimentari italiani sui mercati globali in termini di qualità e rispetto dell'ambiente? Le audizioni degli stakeholder alla Camera rivelano posizioni molto distanti sulla strategia UE Farm to fork, che mira a rendere più sostenibile la produzione alimentare in Europa.

Farm to Fork: la strategia UE per agroalimentare sostenibile

Proseguono le audizioni alla Camera sulla strategia UE Farm to Fork per la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente. Dopo  le organizzazioni agricole e ambientaliste - quelle riunite nelle coalizioni Agrinsieme e Cambiamo Agricoltura e la Coldiretti - e le audizioni di Confcommercio e Assosementi,   anche la CNA è intervenuta a Montecitorio, facendo il punto sulle opportunità e i rischi per la filiera agroalimentare in una fase già complicata dall'emergenza Covid-19.

Le opinioni sulla strategia Farm to fork

Gli obiettivi della strategia Farm to fork

Presentata dalla Commissione europea il 20 maggio scorso, insieme alla Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030, la strategia Farm to fork - dal produttore al consumatore - si inquadra nell'ambito del Green deal europeo e mira ad orientare l'agricoltura in direzione di una maggiore sostenibilità.

Questo target generale si articola in una serie di obiettivi - al momento considerati non vincolanti ma potenzialmente oggetto di normative settoriali - relativi alla riduzione dell'uso dei pesticidi e delle sostanze antimicrobiche, il miglioramento del benessere degli animali e la valorizzazione dell'agricoltura biologica. Questi obiettivi, dovrebbero essere raggiunti, al livello dell'Unione e non dei singoli Stati membri, al 2030.

I ministri dell'UE si sono confrontati sulla strategia una prima volta a giugno e poi di nuovo a luglio e hanno chiesto alla Commissione una valutazione d'impatto globale sugli obiettivi della strategia, prima che vengano tradotti in proposte legislative, tanto più che - secondo diverse delegazioni - la crisi provocata dal Covid sta già mettendo duramente alla prova il settore agroalimentare e restrizioni ambientali più stringenti rischiano di tradursi in un'ulteriore perdita di competitività dei prodotti europei sui mercati internazionali.

In più, come sottolineato per l'Italia dalla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, preoccupa il fatto che la Commissione intenda includere il rispetto delle raccomandazioni relative alla strategia Farm to fork nella valutazione dei Piani nazionali che ciascuno Stato membro dovrà sottoporre a Bruxelles per programmare l'utilizzo delle risorse della PAC.

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Riduzione uso pesticidi

Il primo ambito di intervento individuato dalla strategia è quello della riduzione del 50% dell'uso e del rischio dei pesticidi chimici e dell'utilizzo di quelli più pericolosi, attraverso il ricorso a pratiche per la difesa fitosanitaria integrata, basate su metodi biologici e fisici sostenibili e su altri metodi non chimici e pesticidi a basso rischio.

In questo ambito rientrano la proposta di revisione della direttiva 2009/128/CE del 21 ottobre 2009, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi (su cui la Commissione ha già lanciato una consultazione pubblica e che dovrebbe concretizzarsi nel primo trimestre 2022) e la revisione dei regolamenti di esecuzione in materia di prodotti fitosanitari per agevolare l'immissione sul mercato di prodotti fitosanitari contenenti sostanze attive biologiche (prospettata per il quarto trimestre 2021). Nel 2023, inoltre, la Commissione dovrebbe proporre modifiche al regolamento (CE) n. 1185/2009 del 25 novembre 2009 relativo alle statistiche sui pesticidi.

Contrasto perdita nutrienti

Il secondo filone di interventi fa capo all'obiettivo di ridurre le perdite di nutrienti di almeno il 50%, preservando parallelamente la fertilità del suolo e andando a ridurre l'uso dei fertilizzanti di almeno il 20% entro il 2030.

La comunicazione prevede quindi un piano d'azione per la gestione integrata dei nutrienti, che comprenderebbe un maggior ricorso a tecniche di fertilizzazione di precisione e pratiche agricole sostenibili, soprattutto nei settori critici dell'allevamento intensivo del bestiame, e alla trasformazione dei rifiuti organici in fertilizzanti rinnovabili, da incentivare anche attraverso i Piani strategici della PAC.

Riduzione delle sostanze antimicrobiche

La strategia della Commissione prevede anche di intraprendere azioni volte a ridurre del 50% entro il 2030 le vendite complessive nell'UE di antimicrobici per gli animali da allevamento e per l'acquacoltura. Vendite che risultano già in calo, secondo un report pubblicato dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA), del 32% dal 2011 al 2017.

Miglioramento del benessere degli animali

Sul fronte del benessere animale la Commissione propone di riesaminare il quadro normativo in vigore per adeguarlo ai più recenti dati scientifici e per ampliarne e semplificarne applicazione. Sul tavolo anche l'ipotesi di un'etichettatura relativa al benessere degli animali e la revisione della proposta di regolamento sugli additivi per mangimi.

Valorizzazione dell'agricoltura biologica

Un piano d'azione UE dovrebbe poi contribuire all'obiettivo di raggiungere almeno il 25% della superficie agricola dell'UE investita a agricoltura biologica entro il 2030, cui dovrebbe affiancarsi anche un aumento significativo dell'acquacoltura bio.

Armonizzazione dell'etichettatura

Nel quarto trimestre del 2022 la Commissione UE dovrebbe anche presentare una proposta di un'etichettatura nutrizionale fronte-pacco obbligatoria e armonizzata e potrebbe proporre l'estensione a determinati prodotti dell'obbligo delle indicazioni di origine o di provenienza degli alimenti.

Il dibattito sul tema è già piuttosto avanzato, con alcuni Paesi decisi a sostenere l'obbligatorietà del sistema di etichettatura a semaforo a livello UE e ad altri, come l'Italia, che si oppongono all'idea di rendere obbligatoria l'etichettatura nutrizionale e giudicano fuorviante il modello Nutriscore.

Riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari

Infine, la strategia propone di dimezzare entro il 2030 lo spreco alimentare nell'Unione, che vale ogni anno 143 miliardi di euro a fronte di circa 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. La proposta della Commissione per introdurre obiettivi giuridicamente vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari in tutta l'UE dovrebbe essere presentata nel 2023. 

Per approfondire: Il punto di vista degli eurodeputati italiani sulla strategia Farm to fork

Agrinsieme, tutelare produttività e reddito agricoltori

“Nella comunicazione UE la transizione verso modelli di produzione sostenibili viene presentata come una grande opportunità economica, grazie al vantaggio del pioniere. Le proposte della Commissione, però, rischiano di ridurre la produttività e la redditività delle imprese, col rischio di aumentare le importazioni da Paesi terzi che non rispettano le regole imposte agli agricoltori europei”, ha spiegato il presidente di Copagri, Franco Verrascina, intervenendo a nome del coordinamento Agrinsieme, che riunisce Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle cooperative italiane – agroalimentare.

Da una parte, quindi, non è possibile chiedere agli agricoltori di farsi carico dei maggiori costi di produzione collegati agli obblighi ambientali senza compensarli sul piano economico. La transizione sostenibile deve essere premiante - andando ad incoraggiare gli investimenti materiali e immateriali, le misure di formazione, la ricerca e l'innovazione - e non penalizzante.

“Non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo della sicurezza alimentare, se dobbiamo continuare a produrre cibo per tutti è opportuno che in questo percorso gli sforzi per la sostenibilità siano accompagnati da interventi economici che li compensino”, ha sottolineato anche il presidente di Alleanza delle cooperative italiane – agroalimentare, Giorgio Mercuri.

D'altra parte, serve un coordinamento globale per evitare misure ambientali non omogenee: uno sforzo solo europeo sarebbe inefficace rispetto ai fini e metterebbe fuori mercato le nostre imprese. E' singolare a questo proposito, ha osservato Verrascina, che non sia stata prevista una valutazione d'impatto delle politiche proposte e che non ci siano indicazioni scientifiche sui target da raggiungere.

Tra l'altro - ha segnalato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - preoccupa che del Green deal si occupino prevalentemente il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič e la commissione Ambiente del Parlamento europeo, con un ruolo marginale del commissario all'Agricoltura e della ComAgri.

Andando agli obiettivi specifici, quanto al target sulla riduzione dei fitofarmaci i produttori ritengono che non vi siano alternative di difesa efficaci e praticabili che permettano di rimanere competitivi sul mercato, mentre per la riduzione dell'uso dei fertilizzanti servono incentivi per iniziative imprenditoriali legate alla realizzazione di impianti aziendali per la produzione di fertilizzanti organici.

Guardando al dibattito in corso sull'etichettatura, invece, Verrascina ha ribadito la necessità di sistemi che possano quantificare e raccontare gli sforzi dei produttori comunitari, aumentando la trasparenza nei confronti del consumatore. Nel mirino il sistema di etichettatura alimentare a semaforo Nutriscore, considerato semplicistico e penalizzante verso prodotti riconosciuti di alta qualità.

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Quanto alle risorse economiche, per il coordinamento Agrinsieme è essenziale che la strategia disponga di fondi aggiuntivi rispetto alla prossima Politica agricola comune, ancora in via di definizione. “La strategia Farm to fork e la PAC devono integrarsi senza sostituirsi, ognuna deve tenere conto dell'altra,  ma mantenendo la propria autonomia e le rispettive dotazioni economiche”, ha precisato il presidente della Cia, Dino Scanavino.

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Coldiretti, difendere l'autonomia delle risorse PAC

Su posizione analoghe i rappresentanti di Coldiretti intervenuti in audizione alla Camera, secondo cui è prioritario garantire un reddito equo agli agricoltori, difendendo l'autonomia della Politica agricola comune nel Quadro finanziario pluriennale 2021-27 rispetto agli obiettivi della strategia Farm to fork e la centralità dell'agricoltura nel pacchetto per la ripresa dal Covid Next Generation EU.

“Guardiamo con soddisfazione all'apertura di un dibattito su come avvicinare il produttore al consumatore e vediamo molte potenzialità nella strategia, ma ci aspettiamo a livello UE delle scelte coerenti e coraggiose”, ha detto il responsabile dell'Ufficio Affari internazionali di Coldiretti, Paolo Di Stefano.

Serve coerenza anzitutto sul fronte delle politiche di commercio internazionale, proteggendo i produttori europei che attualmente sono penalizzati da importazioni che non rispettano le nostre stesse regole, ma anche coraggio, ad esempio sull'obbligo di origine, per arrivare a un'etichettatura armonizzata a livello UE.

Preoccupazione, anche nel caso di Coldiretti, per l'eventuale introduzione di un'etichettura nutrizionale fronte-pacco obbligatoria basata sul sistema Nutriscore che, secondo Di Stefano, anziché informare il consumatore tende a influenzarne le scelte in maniera fuorviante e sta diventando un modello di marketing che rischia di mettere fuori mercato le eccellenze dell'agroalimentare italiano.

La strategia europea deve valorizzare l'apporto dell'agricoltura al contrasto ai cambiamenti climatici e alla tutela delle risorse naturali e insieme riconoscere agli imprenditori agricoli il ruolo di custodi della sicurezza alimentare non solo come food safety ma anche come food security, riportando l'attenzione sul tema della sovranità alimentare, ha sottolineato in chiusura Cinzia Coduti dell'area ambiente e territorio di Coldiretti.

Cambiamo agricoltura, transizione green è utile oltre che necessaria

Partono da un diverso assunto le associazioni riunite in Cambiamo agricoltura, lanciata da un gruppo di associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica: Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf. Secondo la coalizione, la transizione verso sistemi di produzione sostenibili rappresenta un'opportunità per il mondo agricolo europeo, che ha l'occasione di sfruttare il vantaggio del pioniere rispetto ai competitor globali.

Basti pensare all'obiettivo del 25% di superficie europea coltivata a biologico, il triplo della dimensione attuale, che - ha spiegato la presidente di Federbio, Maria Grazia Mannuccini - spingerebbe tutto il settore verso soluzioni di maggiore sostenibilità con il bio a fare da punta avanzata del sistema agricolo. Un'opportunità straordinaria per l'Italia, alla luce del crescente interesse dei consumatori verso i prodotti biologici e di una superficia italiana dedicata al bio già doppia rispetto alla media UE.

Allo stesso tempo, ha sottolineato Federica Luoni dell'area conservazione Lipu, si tratta di un cambiamento necessario rispetto alla crisi climatica e di perdita di biodiversità che il continente europeo sta sperimentando. Due crisi che sono collegate e si alimentano a vicenda e di cui l'agricoltura è sia vittima che carnefice, ha aggiunto.

Pensiamo al target relativo alla riduzione dei fertilizzanti, che è fissato al 20%, ma passa attraverso la riduzione del 50% delle perdite mediante un utilizzo più efficiente e una minore dispersione nell'ambiente. E' un tema particolarmente importante per noi, ha sottolineato Damiano Di Simine coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia, ad esempio, nella pianura padana, dove un eccesso di nutrienti combinato con un eccesso di densità zootecnica produce conseguenze ambientali rilevanti, in primo luogo in termini di inquinamento da nitrati.

Alla luce di questi obiettivi, secondo i membri della coalizione, è importante rendere coerenti da subito la nuova Politica agricola comune e i Piani strategici nazionali della PAC con la strategia Farm to fork, in linea con la raccomandazione che la Commissione europea dovrebbe presentare nel quarto trimestre 2020, prima della presentazione delle proposte dei Piani nazionali da parte degli Stati membri. Raccomandazione che, invece, la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova ha già chiesto, in sede di Consiglio, di non includere nella valutazione dei Piani strategici.

Da qui l'appello delle associazioni ai deputati: stiamo assistendo a prese di posizione del Governo che non sono coerenti con gli obiettivi della strategia, ha detto il responsabile agricoltura di WWF Italia, Franco Ferroni. Speriamo nel sostegno del Parlamento per fare in modo che l'Italia dia un contributo significato e rilevante a questi  obiettivi.

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Confcommercio, evitare nuovi oneri per le imprese

In linea generale, ha spiegato in audizione Donatella Prampolini, coordinatore Confali-Confcommercio, l'organizzazione condivide l'obiettivo della Commissione europea di aumentare il consumo di prodotti sostenibili, ma occorre evitare distorsioni di mercato che favorirebbero solo alcune categorie merceologiche, senza che venga provata la maggiore sostenibilità di alcuni prodotti rispetto ad altri. Il codice di condotta che la Commissione vuole sviluppare per favorire pratiche commerciali e di marketing responsabili, che incoraggino consumi sostenibili, deve essere facoltativo, evitando il rischio di mettere fuori mercato alcune merci.

Rischi distorsivi, secondo Confcommercio, esistono anche in relazione all'obiettivo di rafforzare le filiere corte, che non deve penalizzare il settore distributivo, mentre la revisione della normativa sui materiali a contatto con gli alimenti andrebbe condotta con attenzione sia alla sicurezza igienico-sanitaria che alla conservabilità dei prodotti, che non tutte le nuove tecnologie sono in grado di garantire.

Sul fronte benessere animale, Confcommercio raccomanda di evitare nuovi oneri per le imprese che poi rischiano di tradursi in un aumento dei costi per il consumatore finale, mentre sul tema dell'etichettatura nutrizionale, l'organizzazione si schiera a favore della volontarietà e sostiene il sistema italiano Nutrinform battery che, a differenza dal sistema Nutriscore a semaforo, “consente un'informazione nutrizionale completa e non fuorviante per i consumatori senza penalizzare i prodotti made in Italy", afferma Prampolini.

Infine, sullo spreco alimentare, pur condividendo le preoccupazioni per l'ingannevolezza del Termine Minimo di Conservazione (TMC) "da consumarsi prevalentemente entro", Confcommercio avverte che l'introduzione di una nuova dicitura comporterebbe un costo elevato per gli operatori che si vedrebbero costretti a rivedere il packaging di tutti i prodotti.  Più semplice sarebbe agire, invece, con campagne di informazione indirizzate ai consumatori.

Assosementi, puntare su innovazione e seme certificato

Per l'associazione che riunisce le aziende sementiere è indispensabile che la strategia faccia esplicito riferimento al seme certificato, che è ormai un elemento quasi obbligatorio nelle filiere di qualità e la condizione imprescindibile se si vuole promuovere un consumo alimentare sostenibile e contrastare le frodi alimentari, ha sottolineato il direttore di Assosementi, Alberto Lipparini.

Per centrare gli obiettivi della strategia di ridurre pesticidi, fertilizzanti e antimicrobici, è poi fondamentale il ruolo dell'innovazione e delle tecniche di miglioramento genetico, ha proseguito Lipparini. Bisogna evitare regole che limitino le nuove tecniche, che sono in grado di dare risposte concrete alle sfide che stiamo affrontando in tempi contenuti e con costi abbordabili anche da parte delle piccole e medie imprese.

Condiviso l'obiettivo di dimezzare gli agrofarmaci. L'Italia si è mossa da tempo con riduzioni consistenti, ma il nostro sistema agricolo deve essere messo in condizioni di produrre in maniera competitiva, ha chiarito Lipparini. Servono iniziative e risorse concrete per accompagnare questa transizione, senza smettere di difendere le nostre colture.

Infine, bene l'attenzione per l'agricoltura biologica, ma  serve altrettanto sostegno per l'agricoltura convenzionale: regimi che operano sullo stesso mercato - ha concluso Lipparini - devono avere un trattamento equo e uguale.

CNA Agroalimentare, no a nuovi obblighi su impronta ambientale

Lo sviluppo di un sistema agroalimentare più sostenibile e responsabile, nella cornice del target di neutralità climatica al 2050, è un obiettivo condiviso da CNA Agroalimentare, che però mette in guardia dal rischio di un ulteriore aggravio degli oneri sulla filiera agroalimentare, fortemente danneggiata dalla chiusura del canale horeca conseguente alla pandemia.

Serve cautela in particolare in merito all'introduzione di nuovi obblighi sugli imballaggi, a fronte delle difficoltà incontrate dalle imprese nella ricerca di strumenti e materiali sostitutivi alla plastica. Per la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, l'impronta ambientale dei prodotti deve rimanere volontaria, perchè fornire informazioni obbligatorie relative al ciclo di vita dei prodotti comporterebbe un eccessivo incremento della burocrazia e dei costi per le PMI.

Quanto all'obiettivo di promuovere una dieta sana, anche attraverso un'etichettatura nutrizionale fronte-pacco armonizzata a livello europeo, CNA sostiene il modello NutrInform battery elaborato dal Governo italiano - di cui si attende la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale - e si unisce al coro di voci contrarie al Nutriscore. Se i profili nutrizionali non vengono ben rappresentati, con il sistema a semaforo ci sono rischi concreti per le indicazioni geografiche, che hanno un valore enorme per l'Italia e per CNA in particolare, che ha contribuito alla nascita di esempi di eccellenza come il pane toscano Dop e il cioccolato di Modica.

Sul fronte del contrasto allo spreco alimentare, CNA condivide i rilievi di Confcommercio sul Termine Minimo di Conservazione. I consumatori tendono a leggere come un limite tassativo la data di scadenza indicata sulle confezioni, per cui sarebbe preferibile riportare - come già avviene in alcuni paesi scandinavi - insieme alla dicitura “consumare preferibilmente entro” anche l'espressione “e comunque non oltre”.

Photo credit: Foto di R Khalil da Pexels

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