Decreto rilancio: quali proposte per migliorare il superbonus

 

Superbonus - Photo by Juhasz Imre from PexelsSicuramente ambizioso e unico, il superbonus del 110% incluso nel decreto rilancio per  migliorare sotto il profilo energetico e sismico il parco immobiliare italiano attira pareri contrastanti: c'è chi lamenta lacune che rischiano di affossare le imprese del settore, soprattutto le più piccole, e chi al contrario lo vorrebbe prolungare e rendere 4.0.

> Guida al superbonus 110%

Il superbonus al 110% introdotto dal decreto rilancio sarà utilizzabile non solo per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici ma anche per il fotovoltaico, il miglioramento sismico e l'installazione di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici.

Il superbonus rischia di essere la pietra tombale delle PMI?

Di fatto, quindi, l’ecobonus e il sismabonus vengono ampliati e potenziati fino a permettere agli utenti di ristrutturare casa o l’intero condominio gratis. 

Un potenziamento importante, che sarà senz’altro di grande stimolo per la domanda, ma che rischia anche di rivelarsi la “pietra tombale delle PMI”, denuncia Rete Irene (Rete di Imprese per la Riqualificazione ENergetica degli Edifici).

“Con lo sconto in fattura a percentuali altissime, infatti, l’impresa incassa poco o nulla dal cliente, ma paga di tasca propria l’IVA, oltre naturalmente i costi del personale, dei materiali ecc.”, continua la nota del network. 

“Se fossero mantenute le regole vigenti, in forza delle quali l’amministratore del condominio comunica all’Agenzia delle entrate una sola volta all’anno l’esercizio dell’opzione per lo sconto o la cessione, le banche continuerebbero a non pre-finanziare le PMI, che sono soggetti tipicamente con merito creditizio non particolarmente brillante. L’ulteriore incremento delle detrazioni peggiorerebbe addirittura la situazione”. Di fatto, quindi, si creerebbe un cortocircuito che va nella direzione opposta di quanto si propone lo stesso decreto Rilancio.

“L’apertura della cessione alle banche, contenuta nel decreto e accettata dalla Ragioneria dello Stato in conseguenza della temporanea sospensione del Patto di Stabilità, sarà forse in grado di rendere più dinamico il mercato, ma non sarà sufficiente se non accompagnata da altri accorgimenti in grado di sgravare le imprese dall’onere di reperire una quantità di risorse finanziarie dello stesso ordine di grandezza del loro fatturato annuo. Praticamente una missione impossibile”, prosegue la nota di Rete Irene.

Il problema vero è la capacità di credito delle imprese, che era già deteriorata prima della crisi, figurarsi oggi. Oggi non c’è nessuno che accetta di pagare i crediti d’imposta prima che questi raggiungano il cassetto fiscale delle imprese e, quindi, passino a quello delle banche o di qualunque altro soggetto che decida di comprarli. Oggi questo trasferimento avviene una sola volta all’anno in caso di cessioni, e anche in caso di “sconto” delle fatture ai condomini. E questo inchioda le imprese, che non possono mettere a rischio il loro già fragile equilibrio finanziario”, afferma Virginio Trivella, coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Rete Irene, “il testo approvato non impedisce l’accelerazione dei cassetti fiscali, ma semplicemente non ne fa un obiettivo esplicito, e rinvia la decisione di tempi e modi a un provvedimento dell’Agenzia delle entrate per il quale, tra l’altro, non è nemmeno fissato un tempo per il rilascio.

Attenzione a non incentivare le energie fossili

Per Legambiente i rischi legati al superbonus sono di tutt’altro tipo: a fronte di un aumento dell’incentivo fino al 110%, che non ha però paragoni al mondo, rimangono tuttavia invariati gli obiettivi di efficienza.

Per rilanciare davvero il settore e puntare sulla chiave green, secondo Legambiente “occorre mettere ordine a strumenti e politiche, premiare gli interventi davvero efficienti e escludere incentivi alle fonti fossili, anche perché il rischio è di non sfruttare le occasioni che si andranno ad aprire nell’ambito anche della nuova programmazione europea”.

ANCE: estendere il superbonus al 2023 e agli immobili delle società

In audizione alla Camera, l'associazione nazionale costruttori edili ha espresso grande apprezzamento per la misura, proponendo di: 

  • estendere a tutto il 2023 l’applicazione del superbonus al 110%, per tenere in debita considerazione tutta la tempistica richiesta per l’esecuzione dei lavori agevolati;
  • estendere il superbonus al 110% anche agli immobili delle società, compresi quelli locati a terzi;
  • consentire l’utilizzo immediato dei crediti d’imposta derivanti da Eco e Sismabonus o dallo “sconto in fattura” per non incidere ulteriormente sulla liquidità delle imprese, già gravemente compromessa dalla situazione emergenziale;
  • eliminare la condizione di destinazione ad abitazione principale degli edifici unifamiliari prevista per l’applicazione dell’Ecobonus potenziato, limitazione che contrasta con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia degli incentivi in termini di sviluppo di progetti di riqualificazione degli edifici esistenti;
  • consentire il riporto negli anni successivi dei crediti d’imposta da Ecobonus e Sismabonus non utilizzati nell’anno, che rischia di compromettere il meccanismo della cessione dei bonus;
  • eliminare il principio di “responsabilità in solido” degli acquirenti dei crediti d’imposta corrispondenti ai bonus con i fornitori che effettuano lo “sconto in fattura”;
  • eliminare il rispetto dei criteri ambientali minimi (CAM) per i materiali utilizzati nei lavori agevolati con l’Ecobonus al 110%, trattandosi, per lo più, di prodotti costosi e di difficile reperibilità, la cui obbligatorietà rischia di rallentare i lavori e di incrementarne i costi di realizzo;
  • prevedere l’uso di prezzari riconosciuti dal Ministero dello sviluppo economico per l’asseverazione della congruità delle spese sostenute;
  • completare l’indicazione delle superfici opache che costituiscono l’involucro dell’edificio su cui eseguire gli interventi, includendo quelle inclinate;
  • specificare le motivazioni alla base della impossibilità del doppio passaggio di classe energetica.

Il nodo seconde case

Uncem, l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, chiede di estendere il superbonus 110% alle seconde case situate negli antichi borghi di montagna e nei centri storici delle città, e alle persone giuridiche che hanno attività nei condomini. 

"Se vogliamo dare maggiore forza e impulso a questa iniziativa e coinvolgere l’intero comparto delle PMI - afferma il presidente Marco Bussone -, occorre estendere questi benefici anche alle seconde case, a cominciare da quelle negli antichi borghi alpini e appenninici e nei centri storici delle città, e alle persone giuridiche che hanno attività nei condomini”.

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Superbonus 4.0?

La richiesta di associare al superbonus per interventi edilizi le tecnologie digitali viene da ANIE, associazione di Confindustria che rappresenta l’industria elettrotecnica ed elettronica italiana. La proposta, nello specifico, è di estendere il superbonus al 110% “premiando tecnologie, apparecchiature, soluzioni impiantistiche innovative energeticamente performanti e digitali, con connessione integrata così da aumentare sicurezza e trasmissione dei dati, attualmente escluse” dal piano.

Secondo il presidente della federazione Giuliano Busetto, “la transizione del manifatturiero verso l’utilizzo delle tecnologie abilitanti Industria 4.0 è una formidabile occasione per il rilancio del sistema produttivo, funzionale a un suo riposizionamento negli scenari competitivi globali. Serve subito una forte accelerazione e perché ciò avvenga è necessario un potenziamento immediato dei principali strumenti del Piano Transizione 4.0”.

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