Covid-19 e Fondi SIE: pochi, maledetti ma ... soprattutto subito!

 

Arturo RicciL’Europa ha prontamente emanato un “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19” e ha proposto delle modifiche alle regole dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei (Fondi SIE)“ per  misure specifiche volte a mobilitare gli investimenti nei sistemi sanitari degli Stati membri e in altri settori delle loro economie, in risposta all'epidemia di COVID-19”.

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Si tratta di regole e proposte che sono improntate dalle migliori intenzioni, ma che non sono bene coordinate tra di loro e sono un po’ macchinose, soprattutto quelle riguardanti i Fondi SIE. Trasformare Fondi “Strutturali” in “Congiunturali” è d’altra parte oggettivamente una acrobazia.

Conviene quindi riflettere sul fatto che i Fondi SIE destinati alle imprese e gli aiuti di Stato hanno l’obiettivo fondamentale di incentivare le imprese a realizzare investimenti che altrimenti non avrebbero realizzato.

Le istituzioni europee e gli Stati membri, indipendentemente delle loro migliori intenzioni, hanno di fatto incoraggiato le imprese ad assumere dei comportamenti "imprudenti". La posizione finanziaria delle imprese sarebbe più solida e atta a fronteggiare la crisi del Covid 19, se non avessero aderito alle misure finanziate dai Fondi SIE o con aiuti di Stato.

Sembra quindi corretto che le istituzioni europee e gli Stati membri possano, se non debbano, alleviare i danni prodotti alle imprese per avere aderito a tali misure, investendo “eccessivamente” in innovazione, digitalizzazione, sostenibilità ambientale, internazionalizzazione, ecc (“eccessivamente” con il senno di poi, ma ora ci siamo nel “poi”, per cui utilizziamo il senno acquisito).

Si difende così anche l’investimento (strutturale) a carico dei bilanci europei e nazionali che hanno sostenuto tali investimenti privati, compreso quello rappresentato dal grande impegno programmatico e amministrativo che ha richiesto selezionare i progetti e gli investimenti migliori e stabilire il giusto sostegno pubblico.

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Si rifletta su quante imprese abbandoneranno i progetti finanziati ed in corso di realizzazione, fondamentali per la loro competitività nel più lungo termine, dovendo destinare le loro risorse ad esigenze più impellenti, rendendo peraltro inutile il lavoro già fatto e rallentando di fatto la spesa dei Fondi SIE.

Sarebbe opportuno che la regolamentazione europea consenta un incremento totalmente automatico del sostegno già concesso alle imprese per gli investimenti finanziati dai Fondi SIE, utilizzando le residue risorse dei Fondi SIE 2014-2020 (e se fosse possibile con una anticipazione della programmazione 2021-2027), e per gli aiuti di Stato finanziati con i fondi degli Stati membri con le risorse di questi ultimi (ma fuori dal patto di stabilità).

Non è affatto irrilevante poter riutilizzare tutto il lavoro programmatico e amministrativo già fatto, per far confluire nuova finanza nelle imprese entro un mese o poco più, nel rispetto delle scelte allocative già coerenti con il quadro normativo e programmatico: con un maggiore sostegno per le imprese del Sud, per quelle più piccole, per gli investimenti più rischiosi quali quelli in ricerca ed innovazione, ecc.

Non è certo questa una misura sufficiente per alleviare i danni che saranno prodotti all’economia dal Covid 19, ma i Fondi SIE 2014-2020 ancora disponibili sono circa 20 miliardi, un punto di PIL, comunque insufficienti da soli a far fronte alla crisi, e qualsiasi altra soluzione richiede di avviare nuovi strumenti e procedimenti amministrativi, più o meno macchinosi, in ogni caso più lenti.

Il sostengo aggiuntivo potrebbe essere quantificato in una certa percentuale (es. 50%) della copertura finanziaria rimasta a carico delle imprese per gli investimenti finanziati dai Fondi SIE o per i quali sono stati concessi aiuti di Stato nel 2019 e nel 2020, in una minore percentuale (es. 40%) per quelli finanziati o oggetto di aiuti di Stato concessi nel 2018, e così via (se del caso comprendendo anche quelli finanziati con la coda dei Fondi SIE 2007-2013).

Modalità più sofisticate, ma inevitabilmente più macchinose, possono essere proposte per stabilire questo sostegno ulteriore (sulla base della tipologia di investimenti, dei loro effettivi tempi di realizzazione, della dimensione delle imprese, ecc), fermo restando che tale sostegno dovrebbe essere maggiore per gli investimenti oggetto dei finanziamenti ESIF e dagli aiuti di Stato concessi in tempi più recenti, in corso di realizzazione o che comunque non hanno potuto produrre i ritorni finanziari attesi prima della crisi Covid 19.

Stabilita la formula dell’entità del sostegno ulteriore è poi facile e rapido effettuare i pagamenti a conguaglio a favore di beneficiari e a progetti già valutati, ritenuti ammissibili e controllati.

Ovviamente nel caso di finanziamenti agevolati il sostegno aggiuntivo dovrebbe avvenire in termini di Equivalente Sovvenzione Netta, trasformando parte del credito in contributi a fondo perduto vale a dire, nella pratica, abbonando una parte delle prossime rate in scadenza (cosa attualmente impedita dall’art. 37 (9) del Reg. (UE) 1303/2013 che disciplina in generale i Fondi SIE).

Insomma come sempre “pochi e maledetti”, ma ora come mai prima soprattutto … “subito”!

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A cura di: Dott. Arturo Ricci, esperto di meccanismi di incentivazione e regolamentazione dei mercati

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