Agroalimentare: ISMEA, fatturato in crescita al Sud

 

Rapporto ISMEA competitività settore agroalimentare - photo credit: Free-PhotosCresce il valore effettivo del settore agroalimentare italiano al Sud e il suo fatturato aumenta maggiormente rispetto al resto del Paese. A certificarlo è il rapporto sulla competitività dell’agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’ISMEA, insieme a Federalimentare e a Fiere di Parma.

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Lo studio mette in evidenza una notevole crescita del comparto agroalimentare nel Sud Italia, sia come export sia come numero di occupati, sottolineando, tuttavia, anche la mancanza di adeguati investimenti innovativi.

“L’agroalimentare al Sud è ancora molto orientato al mercato italiano e poco alle esportazioni, che rappresentano meno del 20% di quelle totali del Paese. È necessario l’impegno di tutti per far crescere l’export, e questo può avvenire attraverso l’innovazione e il potenziamento infrastrutturale”, ha affermato il direttore di Federalimentare, Nicola Calzolaro.

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Crescono valore aggiunto e occupazione

Oggi, nel Mezzogiorno, il settore agroalimentare vale 19 miliardi di euro e dà lavoro a 378mila imprese quasi tutte medio – piccole: l’85% di loro ha un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro. Queste aziende danno impiego a 668mila lavoratori, pari a circa il 10% di tutti gli occupati al Sud. 

Confrontando  il fatturato del Centro-Nord con quello del Sud, nello stesso periodo che va dal 2015 al 2017, i dati dell’industria alimentare meridionali (+5,4%) sovrastano di molto quelli relativi al resto del Paese (+4,4%).

Le produzioni più diffuse al Sud si concentrano su tre comparti: quello delle conserve vegetali, che rappresentano il 30% del totale di settore, quello del latte e dei formaggi (16%) e quello della pasta e delle farine (12%). Le filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), seguite dai prodotti da forno (+18%), olio (+21%) hanno dimostrato un tasso di crescita più elevato.

Tra le ragioni a sostegno del buon andamento economico del settore, secondo ISMEA, c’è il rinnovamento generazionale e la presenza di imprese più giovani, che hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato.

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Più export e meno investimenti

Dall’analisi ISMEA si evince, inoltre, come i recenti mutamenti dello scenario globale abbiano sostenuto una crescita senza precedenti delle esportazioni del made in Italy alimentare, grazie ad una ritrovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale. È questa forza strategica ad aver spinto le esportazioni agroalimentari del Sud a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018.

Nota dolente per il settore è il fattore investimenti, calati del 53% tra il 2007 ed il 2016 e che, in questo ultimo anno, non superano i 2 miliardi e 67 milioni di euro. Secondo il rapporto, i Programmi di sviluppo rurale (PSR) del periodo 2007-2013, nonostante abbiano concentrato la spesa per investimenti strutturali nell'ultima fase di programmazione e abbiano posticipato avvio della programmazione 2014-2020, non sono stati sufficienti a sostenere il sistema imprenditoriale agricolo nel Sud Italia.

Per Fabio Del Bravo, responsabile servizi per lo sviluppo rurale ISMEA, "occorre rafforzare adeguatamente la fase agricola e la sua integrazione con la parte a valle della filiera, favorire gli investimenti e prendere atto dei limiti, per esempio strutturali, individuando percorsi che gia' nel breve possano portare benefici:una maglia produttiva di dimensioni piccole è certamente un problema su molti fronti, ma lo è molto di più per le produzioni standardizzate che fronteggiano concorrenza di prezzo, piuttosto che per i prodotti differenziati del made in Italy".

> Rapporto completo ISMEA

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