Finanza sostenibile: Unione Petrolifera, le criticita’ della proposta UE

 

Unione Petrolifera - Foto di skeeze da PixabayL’Unione Petrolifera individua tre punti critici nel documento tecnico messo a punto da Bruxelles per stabilire un sistema di classificazione delle attività da ritenere sostenibili ai fini dell’accesso al credito per gli investimenti.

Finanza sostenibile: UE traccia la rotta su ESG e Green Bond Standard

Il gruppo di esperti di finanza sostenibile arruolati dalla Commissione europea ha reso disponibili a giugno una serie di report tecnici per definire in quali casi un investimento si può considerare sostenibile, soffermandosi su 4 tematiche: comunicazione aziendale delle informazioni relative al clima, tassonomia, criteri ESG e Green Bond Standard.

I dubbi dell'Unione Petrolifera sull’Action Plan UE

L’Unione Petrolifera ha inviato le proprie osservazioni, sottolineando l’importanza di non escludere dai finanziamenti alcun settore ed evidenziando come l’industria della raffinazione abbia l’esperienza e il background tecnico per modificare consistentemente il proprio modello di business e sviluppare tutte quelle tecnologie “carbon neutral”, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi ambientali in modo equo e sostenibile.

Una trasformazione che richiederà forti investimenti nel settore, che potranno essere resi possibili solo con una regolamentazione certa, coerente e non discriminatoria che sostenga tutte le tecnologie in grado di migliorare l’efficienza energetica e di ridurre le emissioni climalteranti a costi sostenibili.

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Tre i punti critici individuati dall’associazione in merito al documento elaborato dal gruppo di esperti UE.

In primis il riferimento allo schema ETS come benchmark, nonché l’accesso ai finanziamenti per il solo 10% dei siti industriali più efficienti, che escluderebbero dalla tassonomia il 90% della raffinazione in grado invece di realizzare efficaci interventi di decarbonizzazione. L'Unione Petrolifera chiede di non adottare il benchmark ETS, ma di valutare caso per caso i singoli investimenti attuabili nel sistema di raffinazione.

Inoltre, il benchmark per il trasporto stradale viene basato unicamente sulle emissioni allo scarico dei veicoli (tank to wheel): secondo UP, tale criterio potrebbe addirittura avere effetti controproducenti in termini di emissioni di CO2, mentre più opportuno ed efficace sarebbe riferirsi ad un approccio “well-to-wheel” o, meglio ancora, ad uno basato sul Life Cycle Assessment (LCA) per tener conto anche delle emissioni e del consumo energetico connessi alla produzione e allo smaltimento dei veicoli a fine vita.

Infine, i criteri previsti per i biocaburanti destinati a sostituire i combustibili fossili, nella formulazione attuale, ridurrebbero in modo insostenibile la disponibilità di materie prime per la produzione dei biofuel necessari, a breve e medio termine, al settore dei trasporti stradali e, a lungo termine, ai settori aviazione e marina. La richiesta avanzata dall’associazione è quindi di fare riferimento alle materie prime previste dalla direttiva rinnovabili, frutto di una approfondita analisi di fattibilità, almeno fino al 2030.

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