L’avanzamento della Strategia nazionale aree interne – SNAI

 

Aree interne - photo credit: AndreaBigSecondo l'ultima relazione sulla Strategia Nazionale per le Aree Interne, alla SNAI sono dedicati circa 566 milioni di euro, di cui 126 milioni di risorse statali e quasi 440 milioni dai Programmi operativi dei fondi strutturali e di investimento europei e da altri fondi pubblici e privati.

Aree interne - 31 milioni per il finanziamento di nuove strategie

“Trattare le Aree interne come monadi e isolarle dal resto del Paese significa accelerarne la decadenza. La scommessa della Strategia è quella di ‘ricucirle’ nel continuum territoriale del Paese, valorizzare la loro ricchezza e permettere loro di contribuire alla costruzione del loro stesso futuro e dell’Italia intera”, ha commentato il ministro per il Sud Barbara Lezzi presentando la relazione 2018 al CIPE.

Il documento fa il punto sull’avanzamento della Strategia, che riguarda 72 Aree interne selezionate, per un totale di 51.366 chilometri quadrati, 1.077 comuni e oltre 2 milioni di italiani.

La Strategia nazionale per le Aree interne

Coordinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la SNAI mira a contrastare lo spopolamento e la marginalizzazione dei luoghi più remoti del Paese, a rimuovere gli ostacoli all'innovazione produttiva, sociale e amministrativa, a garantire i servizi essenziali in territori che rappresentano il 60% della superficie nazionale, il 52% dei Comuni e il 22% della popolazione.

All'obiettivo del miglioramento della quantità e della qualità dei servizi di cittadinanza (istruzione, salute, mobilità) sono assegnate risorse nazionali previste in legge di Bilancio, mentre allo sviluppo delle filiere produttive locali concorrono le risorse provenienti dalla programmazione regionale dei fondi UE (FESR, FSE, FEASR, FEAMP).

Il percorso di co-progettazione per ciascuna Area interna prevede quattro fasi:

  • elaborazione di un primo documento che propone un’idea guida su servizi essenziali e sviluppo;
  • fase di scouting, di animazione con il territorio che porta alla definizione del Preliminare di Strategia, in cui le idee-guida si traducono in risultati attesi e azioni;
  • armonizzazione delle idee all’interno della filiera cognitiva, ingegnerizzazione dei progetti e individuazione delle corrispondenti fonti finanziarie per la definizione della Strategia d'Area;
  • stesura dell’Accordo di Programma Quadro, in cui si esplicitano i collegamenti tra risultati attesi, indicatori di risultato ad essi associati e azioni/interventi necessari per il loro raggiungimento, con una definizione più spinta della progettazione.

Alla fine dello scorso anno era stato ultimato l’iter relativo alla firma dell’Accordo di Programma Quadro (APQ) per 12 delle Aree interne. Sei APQ sono stati chiusi nel corso del 2018 e riguardano Strategie oggi pienamente entrate nella fase attuativa, in particolare:

  • Accordo di Programma Quadro - Regione Toscana - Area “Casentino – Valtiberina”
  • Accordo di Programma Quadro - Regione Umbria - Area “Sud Ovest Orvietano”
  • Accordo di Programma Quadro - Regione Valle d’Aosta - Area “Bassa Valle”
  • Accordo di Programma Quadro - Regione Piemonte - Area “Valli Maira e Grana”
  • Accordo di Programma Quadro - Regione Friuli Venezia Giulia - Area “Alta Carnia”
  • Accordo di Programma Quadro - Regione Sicilia - Area “Madonie”.

Strategia nazionale aree interne – a che punto siamo

Le priorità delle Strategie d'area approvate

Per quanto riguarda le 34 Strategie approvate, il 37,9% dei finanziamenti riguarda azioni per potenziare l’accesso ai servizi locali, in particolare mobilità, salute e scuola, mentre il 62,1% delle risorse riguarda interventi di sviluppo locale, che spaziano in tutti i settori, dall'agricoltura all'efficienza della PA.

In termini assoluti, gli ambito di intervento che vedono impegnate più risorse sono natura, cultura e turismo (111 milioni di euro, pari al 19,6% del totale), mobilità (85 milioni, 15%) e salute (64,5 milioni, 12,3%).

Gli interventi relativi ai settori natura, cultura e turismo hanno come risultato atteso comune l'accrescimento del numero di presenze turistiche e di visitatori del patrimonio culturale e naturale.

Tendenzialmente le Strategie si preoccupano dei turisti anche dalla prospettiva della mobilità, non a caso uno due principali risultati attesi in questo settore riguarda l’accrescimento della percentuale di residenti e/o turisti che usano il trasporto pubblico collettivo, con investimenti previsti per 39,5 milioni di euro. L'altro target in tema di mobilità, relativo all'aumento della sicurezza delle strade per ridurne l’incidentalità, può contare su un importo complessivo di 45,4 milioni di euro.

Sul fronte salute, infine, sono quattro i macro risultati attesi: accrescere il numero e la qualità dei presidi sanitari territoriali, che da solo assorbe il 40,3% delle risorse assegnate; favorire la prevenzione sanitaria e l'accesso alle cure (17,2% delle risorse assegnate); ridurre i tempi di arrivo del primo soccorso dal momento della chiamata (7,8%) e ridurre le ospedalizzazioni inappropriate attraverso l'assistenza domiciliare integrata e i servizi di assistenza domiciliare (34,7%).

A livello territoriale 16 delle 34 Strategie d’area approvate, per un complesso di 226,9 milioni di euro, fanno riferimento al Nord Italia, mentre Centro e Sud si collocano rispettivamente a quota 7 e 11 Strategie, per risorse dedicate pari, rispettivamente, a 78 milioni di euro e quasi 261 milioni di euro.

Dalla relazione emerge il maggior ricorso ai fondi strutturali europei da parte delle Regioni del Sud, con uno stanziamento medio per Strategia di circa 17 milioni di euro, rispetto ai circa 8 milioni di euro delle Aree del Nord. Si tratta prevalentemente di risorse dei POR FESR (38%) e in misura minore dei PSR FEASR (19,3%) e dei POR FSE (7,3%).

Nell’utilizzo dei fondi FESR le Regioni del Sud possono infatti contare sulla minore rigidità degli obiettivi tematici nei Programmi, che permette di rispondere alle diverse esigenze delle Aree Interne, compresa la possibilità di spesa su interventi di tipo infrastrutturale. Questa flessibilità, osserva il rapporto, è minore nei programmi del Nord e del Centro Italia, dove i fondi FESR sono impegnati su azioni di efficientamento energetico, sostegno all’imprenditorialità e valorizzazione di edifici a scopo turistico o ad uso pubblico.

> Aree interne: l’Italia (e l’Europa) che sta affondando

> Relazione annuale sulla Strategia nazionale per le Aree interne

Photo credit: AndreaBig

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