Riforma Codice Appalti - critiche dei professionisti al dl Semplificazioni

 

Riforma codice appaltiSi delineano con il dl Semplificazioni, atteso sul tavolo del Consiglio dei ministri, le prime modifiche alla normativa degli appalti in vista di una riforma del Codice dei contratti pubblici. Ma le critiche di professionisti e sindacati non tardano ad arrivare. 

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Il dl Semplificazioni, che sarà discusso nel Consiglio dei Ministri del 12 dicembre, contiene un capitolo dedicato alle "norme in materia di semplificazione e accelerazione delle procedure negli appalti pubblici sotto soglia comunitaria", che prevede le modifiche ritenute più urgenti al Codice dei contratti pubblici (D.lgs 50-2016), rimandando il lavoro di riforma vera e propria ad un futuro disegno di legge delega da sottoporre al vaglio del Parlamento.

Non tardano ad arrivare le critiche dei professionisti e delle associazioni sindacali, che giudicano i provvedimenti inseriti nella bozza di decreto-legge anacronistici e/o controproducenti.

Inarcassa: un passo indietro per il settore degli appalti

Secondo Fondazione Inarcassa le modifiche contenute nella bozza di decreto non puntano veramente alla semplificazione del Codice Appalti. L’ampliamento della possibilità di ricorrere all’appalto integrato, sostiene la Cassa di previdenza di ingegneri e architetti liberi professionisti, permetterà l’esecuzione dei lavori pubblici a prescindere dall’approvazione del progetto. Il che, oltre a facilitare varianti in corso d’opera, rischia di "delegittimare anche il ruolo del progettista, che lavora nell’interesse della stazione appaltante".

Inoltre, continua Inarcassa, la reintroduzione dell’incentivo del 2% ai dipendenti pubblici per la progettazione in house comporterebbe "uno svilimento del ruolo e della qualità del lavoro garantita dai liberi professionisti che operano nei confronti della pubblica amministrazione".

Al netto della soddisfazione per le intenzioni del Governo a favore di una riforma del Codice, Inarcassa ritiene che queste modifiche e "il drastico ridimensionamento dell’ANAC" previsto dalla bozza del ddl Deleghe costituiscano, per il comparto degli appalti pubblici, "un passo indietro" che non ci si può permettere.

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Inarsind: pesante ritorno al passato

Netta anche la posizione di Inarsind (Associazione nazionale di intesa sindacale di Architetti e Ingegneri liberi professionisti), che manifesta "deciso sconcerto e preoccupazione" per quanto previsto dal decreto legge sulle semplificazioni. Più che l’auspicato e dichiarato cambiamento, secondo l’associazione sindacale si sta assistendo a "un pesante ritorno al passato".

Per Inarsind, la reintroduzione dell’incentivo del 2% alla progettazione interna alla PA e l’eliminazione dello stesso per le attività di programmazione per investimenti, predisposizione delle procedure di gara e di esecuzione dei contratti pubblici, dimostrano, al pari della proposta dell’istituzione della Centrale per la progettazione delle opere pubbliche, "la chiara volontà di riportare all’interno della PA il processo progettuale, sottraendolo ai professionisti esterni" e generando ancora una volta una "coincidenza di ruoli tra ‘controllore’ e ‘controllato’, continuando a spingere il sistema in un verso che ha già ampiamente dimostrato di non funzionare".

Il ritorno all’appalto integrato per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, anche senza redazione e approvazione di un progetto esecutivo, rappresenta poi per l’associazione "la negazione della centralità del progetto e del ruolo del progettista”. In nome di una supposta semplificazione, si legge in una nota ufficiale, si apre la strada a "un mondo di riserve e contenziosi".

Se si concretizzasse poi la proposta dell’incarico diretto per i servizi di ingegneria e architettura fino alla soglia dei 221mila euro, continua Inarsind, si andrebbe a completare “il quadro di una PA che se la canta e se la suona”. E’ sicuramente necessaria una semplificazione, conclude l’associazione, "ma non in questi termini che contrastano nettamente con il perseguimento della qualità dell’opera e della trasparenza del processo".

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CGIL: stravolgimento con conseguenze disastrose

Il dl Semplificazioni rappresenta uno "stravolgimento con conseguenze disastrose e di arretramento della legislazione sugli appalti pubblici". A dirlo è il segretario confederale della CGIL Franco Martini.

Con le modifiche inserite nel decreto legge, mette in guardia Martini, si dà la possibilità di procedere all'appalto senza un progetto esecutivo, ma sulla sola base di una semplice relazione. Si consente poi di "dilatare all'inverosimile la procedura di trattativa privata senza bando di gara, alimentando la discrezionalità". Inoltre, diviene marginale il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, a favore di un ripristino della procedura al massimo ribasso entro la soglia di 5.500.000 euro. In ultimo, conclude il segretario confederale di CGIL, viene cancellata l’obbligatorietà di indicare in fase di gara le imprese a cui affidare il subappalto, "una decisione devastante che indebolisce il contrasto alla penetrazione delle mafie nel sistema degli appalti".

Queste critiche al dl Semplificazioni si aggiungono a quelle di OICE, associazione di categoria aderente a Confindustria che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, e RPT, Rete delle professioni tecniche, sull’intenzione del Governo di creare una Centrale per la progettazione delle opere pubbliche. Le due organizzazioni esprimono da tempo la loro netta contrarietà alla disposizione inserita nella legge di bilancio 2019. Si tratta, recita un comunicato ufficiale di RTP, di uno strumento che il Paese ha già sperimentato in passato e che "ha determinato effetti contrari a quelli auspicati".

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