Startup City - gli aiuti non bastano, serve costruire ecosistemi

 

Roma StartupSostenere le startup non significa solo favorire le imprese e gli investimenti, ma passa per la fase fondamentale della costruzione degli ecosistemi. Le proposte di Roma Startup.

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Le città italiane che intendono organizzarsi come Startup Hub devono avviare un processo organizzativo coordinato tra operatori privati e pubblici, sviluppando una strategia condivisa che parta dagli asset esistenti, dalla vocazione territoriale e dagli attori economici presenti ed inseribili in ciascuna filiera del venture business.

La costruzione di un ecosistema startup è difatti il risultato di strategie a corto, medio e lungo termine per federare l’insieme degli attori che compongono la filiera tecnologica e d'innovazione di uno specifico territorio. E’ un percorso ventennale che richiede cognizione profonda del venture business, nonché apertura, cultura della condivisione e della collaborazione.

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Come in ogni sistema a rete, gli Startup Hub sono i nodi principali, comparabili agli Hub aeroportuali. Sono quei luoghi in cui sussistono tutte le condizioni per la costruzione di una filiera autonoma e direttamente connessa con gli altri Hub internazionali.

La loro esistenza è un vantaggio per il sistema territoriale di riferimento, che può essere composto da numerose Startup Cities di secondo o terzo livello, connesse all’Hub con cui hanno stabilito una relazione per creare valore condiviso.

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Idee per un ecosistema di Startup Cities

In un comunicato, l'associazione Roma Startup ricorda quella che fin dal 2011 è stata la sua vocazione: sovrintendere ad un percorso, rappresentare gli interessi degli operatori privati nell’ecosistema startup di Roma, al fine di sviluppare una stretta collaborazione con altri Hub globali e con le maggiori istituzioni nazionali oltre che del territorio, con l’idea di fare progressivamente della capitale uno Startup Hub internazionale.

"Ci siamo riusciti soprattutto con la Regione Lazio, con cui abbiamo condiviso una strategia in campo già da diversi anni, e che intendiamo sviluppare ulteriormente condividendola anche insieme a Comune, Camera di Commercio di Roma e con altri", si legge ancora nella nota dell'associazione.

"Nel nostro paese la cognizione del settore economico e dei processi che costituiscono l’ecosistema startup, o filiera del venture business, si è diffusa con un ritardo di quasi tre lustri rispetto ad altre economie OCSE. E tutt’oggi sussistono ancora dubbi e disallineamenti con i maggiori ecosistemi mondiali", commenta Gianmarco Carnovale, imprenditore e Presidente di Roma Startup, dal palco dell’European Tech Summit di Copenhagen dove è stato invitato a dibattere del rafforzamento degli ecosistemi startup in Europa.

"Ma per rimuovere i disallineamenti è necessario compiere quell’atto di umiltà fondamentale per capire che fare startup non equivale ad un generico fare impresa, e che il venture business va studiato perché non è un modo di fare private equity su scala ridotta. Infine, per supportare davvero le startup, è fondamentale che le specifiche città che ne hanno la possibilità inizino ad organizzare i propri percorsi di costruzione dei rispettivi ecosistemi, perché le startup nascono e crescono dove c’è la filiera che le sostiene. Ci sono almeno quindici città italiane in cui stanno succedendo cose interessanti e che sarebbero in grado di diventare delle Startup Cities ma, ad oggi, l’unico luogo in Italia dove questo percorso sta davvero avvenendo con una strategia è Roma, in cui siamo all’anno 7 di 20. La cosa grave è che quasi nessun altra città italiana sia anche solo all’anno uno: è necessario che si attivino, e abbiamo deciso di aiutarle condividendo know-how".

Roma Startup è quindi convinta che "un ecosistema non si possa autocostituire là dove ne manchino alcune componenti e non si conoscano diffusamente le metodologie, i linguaggi, la cultura ad esso connessi".

"Il dinamismo di un ecosistema startup di successo è rappresentato dalla capacità di coopetizione tra le strutture che ne fanno parte: il concetto definisce un processo di cooperazione virtuosa tra aziende, persone e organizzazioni private e pubbliche per stimolare l’emersione di talenti imprenditoriali, l’investimento nell’innovazione, e la creazione di nuove imprese nativamente in grado di affrontare la competizione internazionale. Tutto questo richiede una solida base di conoscenza condivisa, difficilissima da sviluppare in un paese in cui perfino i supposti media “specializzati” diffondono cose inesatte", si legge nel comunicato diramato dall'associazione.

"In questo contesto, la nostra associazione si è attivata per identificare e supportare quei territori italiani in cui sussistano le condizioni per costruire dei validi ecosistemi. Non esisterà mai un unico grande ecosistema nazionale per le startup, la rete globale delle startup è organizzata in città, è un fatto noto in tutto il mondo tranne che in Italia".

"E l’offerta di una Startup City non coincide con quella di un luogo favorevole per impresa tradizionale. Una volta in Italia eravamo ben avvezzi a realizzare distretti e poli produttivi, nel caso delle startup va fatta la stessa cosa ma in ambito urbano e con cognizione di causa", conclude Roma Startup.

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