Private equity - calano gli investimenti, ma non nelle PMI

 

Venture capital - Photo credit: Investment ZenI dati del mercato italiano del private equity, venture capital e private debt del primo semestre 2017 nell’analisi condotta da AIFI.

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Se da un lato diminuisce il capitale investito, dall’altro a trionfare sono le PMI.

A dirlo, i dati del mercato italiano del private equity, venture capital e private debt del primo semestre 2017 nell’analisi condotta dall’Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt (AIFI), in collaborazione con PwC - Transaction Services.

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La prima parte dell’anno ha registrato un ammontare investito pari a 1,9 miliardi di euro, in calo del 61% rispetto ai 4,9 miliardi di euro al 30 giugno 2016. Ma se si escludono i large e mega deal, il risultato è positivo: +24%, ovvero un miliardo di euro (erano 805 milioni nei primi sei mesi dell’anno precedente). 

Buon segno per le PMI

“Se guardiamo agli investimenti realizzati nei primi sei mesi dell’anno vediamo come questi siano cresciuti proprio nel segmento che meglio caratterizza l’Italia ovvero le PMI”, afferma Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI.

“Se eliminiamo infatti i large e mega deal, abbiamo una crescita dell’ammontare investito pari al 24%, segno che il nostro tessuto imprenditoriale è ricco di aziende che hanno grandi possibilità di crescere con delle iniezioni di capitali e investimenti da parte del private equity”.

Pochi grandi contratti, ma il mercato italiano è frizzante

“Le statistiche del primo semestre 2017 sono state caratterizzare dalla carenza di mega deal”, conferma Francesco Giordano, Partner di PwC Transaction Services. “Il mercato italiano risulta essere comunque molto frizzante con tanti operatori, sia italiani sia internazionali, molto attivi”, aggiunge.

Private equity: giù gli investimenti

Il primo semestre ha registrato un ammontare investito pari a 1,9 miliardi di euro, in calo del 61% rispetto ai 4,9 miliardi di euro al 30 giugno 2016.

Ma se si escludono i large e mega deal, il risultato è positivo: +24%, ovvero 1 miliardo di euro (erano 805 milioni nei primi sei mesi dell’anno precedente). In linea il numero delle operazioni che si attesta a 139 (erano 138).

Il fundraising di mercato è a 1,2 miliardi, in crescita del 61% rispetto ai 721 milioni del primo semestre 2016; se si considerano solo i soggetti privati il numero scende a 453 milioni di euro.

Investitori individuali e family office sono stati la principale fonte della raccolta privata con il 48% del totale; ancora scarsamente presente il contributo delle assicurazioni, che hanno investito solo il 2%. In crescita l’apporto di fondi pensione e casse di previdenza che hanno partecipato per il 12%.

Crescono gli investimenti in startup

L’ammontare delle operazioni di buy out (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) questo semestre è stato pari al 62% del totale, per 1,2 miliardi di euro, (3,4 miliardi di euro nei primi sei mesi 2016).

Grande exploit delle infrastrutture che crescono del 686%, pari a 373 milioni di euro (nei primo semestre 2016 erano 47milioni). Diminuisce l’expansion a 138 milioni di euro (-74%); il replacement (investimento finalizzato alla riorganizzazione della compagine societaria di un’impresa, in cui l’investitore nel capitale di rischio si sostituisce, temporaneamente, a uno o più soci non più interessati a proseguire l’attività) scende con un ammontare di 128 milioni di euro (erano 812 milioni di euro) pari al 7% del totale.

Cresce del 24% il segmento seed/startup con un ammontare investito che passa da 35 a 43 milioni di euro.

Il turnaround realizza 3 operazioni, un numero invariato rispetto al primo semestre 2016.

73% delle operazioni al Nord, ma migliorano Centro e Sud

Per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero di operazioni, nel comparto ICT sono stati realizzati 24 deal (17% del totale), 21 nel settore dei beni e servizi industriali (15%), 17 nel medicale (12%).

Quanto alla distribuzione geografica degli investimenti realizzati in Italia, 93 operazioni, il 73% del numero totale, sono state fatte al Nord, in calo però rispetto alle 103 dello stesso semestre dell’anno precedente.

Cresce il numero degli investimenti nel Centro (23), con un peso del 18% rispetto alle 18 dello scorso anno nel medesimo periodo.

Cresce anche il numero operazioni al Sud, che totalizza 12 operazioni, il 9% del totale in Italia, rispetto alle 10 operazioni del semestre precedente.

Giù anche il Private debt

Sul fronte del private debt, nel primo semestre 2017 sono stati raccolti 282 milioni, contro i 358 dei primi sei mesi del 2016.

Il 53% arriva dal settore pubblico, il 24% da fondi pensione e casse di previdenza, l'8% arriva dalle banche, così come un altro 8% arriva da investitori individuali e family office, il 7% dalle assicurazioni.

Nei primi sei mesi del 2017 sono stati investiti 198 milioni di euro su 29 operazioni. Il 72% delle società target si concentra nel Nord Italia. In merito ai settori di investimento, prevalgono beni e servizi industriali (8 società), seguito da energia e ambiente (4 compagnie) e manifatturiero e alimentare, con 3 aziende. Il 56% delle società target ha un fatturato inferiore a 50 milioni di euro.

Disinvestiti 1,2 miliardi

Per quanto concerne i disinvestimenti, nel corso del primo semestre del 2017 sono state dismesse 67 società su un totale di 78 disinvestimenti, un numero che segna una crescita rispetto al primo semestre 2016 (57).

L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 1,2 miliardi di euro, contro gli 1,5 miliardi del primo semestre del 2016 (-18,4%). Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre ha prevalso la vendita a soggetti industriali, pari al 27,8% dell’ammontare totale, seguita dalla vendita a individui privati, family office e istituzioni finanziarie e SPAC per il 24% dell’ammontare totale.

Photo credit: Investment Zen

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