Politica Coesione - Corte Conti Ue, troppi errori in appalti pubblici

 

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Complessità delle regole e mancanza di competenze le principali cause di irregolarità

La Corte dei Conti europea punta il faro sulla gestione degli appalti pubblici nei progetti cofinanziati dalla Politica di Coesione. In molti Paesi europei, tra cui l'Italia, il mancato rispetto delle norme del settore provoca distorsioni della concorrenza.

Nel corso della programmazione 2007-2013 una parte significativa dei 349 miliardi assegnati agli Stati membri a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo di coesione (FC) e sul Fondo sociale europeo (FSE) è stata destinata agli appalti pubblici. Per quasi la metà dei progetti finanziati dai tre fondi strutturali sottoposti all’audit della Corte tra il 2009 e il 2013 sono state indette una o più gare d’appalto.

In queste gare, osserva la Corte in un rapporto appena pubblicato, il mancato rispetto delle norme e dei principi Ue sugli appalti pubblici - proporzionalità, riconoscimento reciproco delle qualifiche, trasparenza, parità di trattamento e non discriminazione - ha rappresentato “una fonte di errori costante e rilevante”, limitando la concorrenza e favorendo “l’aggiudicazione degli appalti a soggetti che non avevano presentato le offerte migliori”.

Errori soprattutto nei progetti FESR

L'analisi della Corte si basa, oltre che sui dati forniti dalla Commissione e dalle autorità di audit negli Stati membri, anche sulle visite condotte a Cipro, in Repubblica ceca, Spagna, Italia e Regno Unito, Paesi in cui è stato rilevato un numero elevato di errori riguardanti gli appalti pubblici.

Tra il 2009 e il 2013, infatti, la Corte ha verificato le procedure di appalto pubblico per circa 700 progetti finanziati dalla Politica di Coesione, il 40% dei quali presentava errori. Nella fase preliminare di gara, si è trattato sopratutto di errori gravi (82% del totale), ad esempio di casi di amministrazioni aggiudicatrici che hanno evitato le procedure di appalto attribuendo direttamente i contratti o che hanno frazionato i contratti in appalti più piccoli per evitare il superamento delle soglie. Quanto alla fase di gara, gli errori più gravi sono stati rilevati nel capitolato e nell’applicazione dei criteri di selezione/aggiudicazione. Nella fase di gestione dei contratti, infine, gli errori hanno riguardato modifiche o estensioni dell'ambito di applicazione dei contratti senza indire una nuova procedura di appalto.

La quota maggiore di errori gravi, pari al 70% del totale, è stata riscontrata con riferimento al FESR, anche perchè questo fondo sostiene generalmente progetti infrastrutturali di grandi dimensioni per i quali i contratti sono spesso soggetti a procedure di gara pubbliche.

La complessità del quadro giuridico e amministrativo, la mancanza di competenze specifiche da parte delle amministrazioni e la pianificazione insufficiente sono invece le principali cause individuate all'origine degli errori.

Nel caso dell'Italia, le autorità intervistate dalla Corte hanno citato tra le principali cause di irregolarità il numero elevato e il dettaglio dei provvedimenti legislativi in materia di appalti pubblici, la complessità delle procedure previste sia per le amministrazioni aggiudicatrici che per le imprese partecipanti alle gare e le frequenti revisioni della normativa nazionale.

Le raccomandazioni della Corte dei Conti Ue

Se si vuole evitare che anche la nuova programmazione dei fondi Ue sia caratterizzata dagli stessi errori, osserva la Corte, gli sforzi dell'Esecutivo Ue e dei 28 devono essere intensificati.

A partire dal 2010 la Commissione europea ha avviato una serie di azioni legislative per superare questi problemi, tra cui la revisione delle direttive sugli appalti pubblici, che in Italia è in via di recepimento.

Alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, hanno anche creato delle banche dati per l'analisi degli errori e costituito gruppi di lavoro ad hoc. La possibilità di accedere a dati solidi e coerenti sulla natura e sull’entità degli errori riguardanti gli appalti pubblici attraverso banche dati nazionali delle irregolarità e un database europeo è infatti in cima alle raccomandazioni rivolte dalla Corte alla Commissione e ai Paesi Ue.

Inoltre, secondo la Corte, laddove le condizionalità ex ante in materia di appalti pubblici non siano soddisfatte, la Commissione dovrebbe avvalersi della facoltà di sospendere i pagamenti agli Stati membri interessati, fino al superamento delle carenze. In caso di controlli di primi livello insufficienti da parte degli Stati Ue, suggerisce il rapporto, Bruxelles potrebbe anche imporre rettifiche finanziarie e, se necessario, avviare procedure d’infrazione per violazione degli obblighi imposti dalle direttive Ue.

Consigliata anche la creazione di un gruppo di alto livello che lavori a soluzioni al problema degli errori riguardanti gli appalti pubblici e un uso maggiore degli appalti elettronici e degli strumenti ICT di estrapolazione dei dati.

Link
Codice Appalti: Cantone, superare legge Obiettivo
Codice Appalti - nuovi poteri all'ANAC

Relazione speciale n. 10/2015: Occorre intensificare gli sforzi per risolvere i problemi degli appalti pubblici nell’ambito della spesa dell’UE nel settore della coesione

Author: kyklops / photo on flickr

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