Cloud computing: per Idc e' evoluzione, non rivoluzione

 
Cloud computing, questo sconosciuto. Ufficialmente è l'insieme delle tecnologie informatiche che permettono l'utilizzo di risorse distribuite, ma potenzialmente potrebbe diventare molto di più, visto che consentirà di avere accesso ai propri documenti, risorse e file da qualsiasi angolo del globo. Per saperne di piu' abbiamo ha intervistato Antonio Romano, analista di IDC.

Sul Cloud computing la comunità informatica è divisa tra gli apocalittici e i sostenitori. C’è chi come il fondatore della Free Software Foundation, il “guru” Richard Stallman,  l’ha definita una trappola che mira a costringere la gente a comprare software proprietari. “E’ una stupidaggine, è peggio di una stupidaggine, è una mossa di marketing”, ha dichiarato in un’intervista a The Guardian. Secondo Stallman gli utenti sono capacissimi di reperire le informazioni con le loro forze, senza avere bisogno di un terzo incomodo. Le critiche di Stallman si agigungono a quelle del fondatore di Oracle, Larry Ellson, secondo cui il Cloud computing è una moda incomprensibile.

Nonostante tali obiezioni, le grandi aziende continuano a investire in questa direzione. Anche Microsoft ha recentemente confermato che ci sarà una versione di Windows per il Cloud computing.

Su questo tema e sulla virtualization IDC Italia organizza per il prossimo 26 novembre un evento a Milano. Per fare un po’ di chiarezza,  abbiamo intervistato l’analista IDC Antonio Romano. 

Dott. Romano, sul Cloud computing c'è attualmente molta confusione. Perchè è ancora così poco noto al grande pubblico?
Anche nell’IT vale la regola aurea che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. In questa chiave il Cloud computing rappresenta l’evoluzione logica di alcuni concetti già diffusi sul mercato: tra gli altri il software-as-a-service (SaaS); l’IT on demand (sia esso in area storage o server); la virtualizzazione ma anche per certi versi le SOA (service oriented architectures). Detto questo il concetto di cloud computing può quindi essere declinato nella fruizione on-line di servizi e soluzioni business e consumer (definite come Cloud Services) abilitati dalla infrastruttura ICT opportunamente strutturata (il Cloud computing propriamente detto). Quindi, ricapitolando: il layer tecnologico definito Cloud computing (Sistemi, Software, networking, connettività, servizi di supporto) abilita i Cloud Services, cioè virtualmente ogni servizio business o consumer “deliverato” e usufruito in real time attraverso Internet.   

Il Cloud computing rappresenta davvero una rivoluzione nel mondo dell'informatica?
Come anticipato precedentemente, preferisco il termine evoluzione al termine rivoluzione. Da un lato perchè il cloud computing si basa sia su elementi nuovi che su elementi pre-esistenti (alcuni li abbiamo già citati) e dall’altro perchè se è vero che concettualmente siamo in presenza di un salto notevole, dovranno essere gli utenti finali a sancirne l’eventuale “rivoluzionarietà”. Evoluzione è sicuramente il termine più appropriato allo stato attuale. 

A livello globale chi sono i first mover, cioè primi ad aver creduto e investito nel Cloud computing?
Limitatamente al contesto degli IT Cloud services, le analisi IDC sul periodo 2008-2012 vedono passare da una contribuzione al mercato del 4% (2008) al 9% (2012). Quindi sicuramente il discorso “Cloud”, così come la virtualizzazione, sarà tra i principali driver del mercato, impattando diverse aree di prodotto/servizio. Da un punto di vista cliente gli early adopters saranno le grande organizzazioni per poi via via spostarsi verso una fascia di media impresa.

Anche le aziende italiane hanno deciso di investire sul Cloud computing? Qual è la loro posizione riguardo a questo sistema di applicazioni?
Tra le imprese italiane sta montando in maniera significativa l’interesse verso il cloud computing. Oggi stimiamo che la contribuzione sia attorno all’1% del mercato complessivo (contro il 4% a livello mondiale), per avvicinarsi in futuro ad un 7-8% in proiezione 2012 A che punto è la sperimentazione internazionale sul cloud computing?  Più che di sperimentazione si parla di attesa dei risultati derivanti dall’analisi dei casi studio coerenti con le prime “implementazioni” di un certo spessore. I primi indicatori sono coerenti con un alto livello di soddisfazione lato utente. 

Quali possono essere i benefici del cloud computing per gli stakeholder?
 Il principale beneficio è e sarà sicuramente di ordine economico. Un beneficio economico permesso da un passaggio concettuale importantissimo permesso dai cloud services e dal cloud computing (come anche dalla virtualizzazione). Sarà l’evoluzione dal “real time” al “real time - just in time”. Quindi non soltanto servizi in tempo reale, ma esattamente quando si necessitano, senza pesare sull’infrastruttura laddove non richiesti. Qui i vantaggi economici saranno così forti da abbattere per la prima volta ed in modo drastico quei costi di gestione che ancora oggi pesano per il 60% e più nell’analisi dei costi IT. 

Su quali aspetti si concentrerà il convegno promosso da Idc, che si svolgerà il prossimo 26 ottobre a Milano?
Come evidenziato nelle domande precedenti, parliamo dell’inizio di una evoluzione che impatterà significativamente sul mercato prossimo venturo. E’ quindi importante una occasione come il convengno IDC rappresenterà un’occasione importante per parlare dei casi pratici già analizzati e – sulla base delle opinioni di esperti di settore – per capire come il mercato evolverà e quali conseguenze avrà sia sull’offerta che sulla domanda. La presenza di numerosi vendors e users permetterà, di prima mano, una forte interazione.
(Alessandra Flora)

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