Ambiente – Realacci, finanza sostenibile e' atto di intelligenza

 

Intervista al presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci su finanza sostenibile, COP21 e incentivi alla green economy.

Ermete Realacci - foto Twitter

Clima - Della Seta, finanza raccolga sfida cambiamento climatico

Clima – conferenza alla luce dell'enciclica Laudato Si'

“Oggi più di ieri puntare sulla finanza sostenibile non è solo un atto caritatevole ma è un atto intelligente”, dichiara il presidente della commissione Ambiente della Camera dei Deputati Ermete Realacci (Pd), intervistato a margine della conferenza 'Obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e la finanza responsabile. L'insegnamento sociale della Chiesa Cattolica alla luce del Laudato Sì' organizzata dal Movimento Europeo in Italia (CIME), insieme al Centro Studi sul Federalismo (CSF) e European Partners for Environment (EPE).

“A mio avviso non abbiamo ancora ben meditato le ragioni della crisi del 2007-2008, tuttora la finanza ha poche regole e rischia di non dare adeguati spazi alla politica”, prosegue Realacci, richiamando la tesi 129 dell'enciclica di Papa Francesco Laudato Si': “la semplice proclamazione della libertà economica, quando però le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi realmente, e quando si riduce l'accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio che disonora la politica”.

Se da un lato “si pone un problema generale sul controllo della finanza”, dall'altro, quando si parla di finanza sostenibile “la situazione è, paradossalmente, più avanzata di quanto si possa pensare”. “Oggi essere sostenibili nella finanza non è solo atto di bontà, ma in molti casi è un atto di intelligenza, anche economica”.

Un esempio: secondo il rapporto Global Trends in Renewable Energy Investment 2016, pubblicato dal Programma Onu per l’ambiente (Unep) in collaborazione con la Frankfurt School di finanza e management, nel 2015 le rinnovabili hanno attirato a livello globale più del doppio degli investimenti ancora indirizzati alle fonti fossili, 266 miliardi di dollari contro 130.

“Era impensabile anni fa”, ed è il segno che “orientarsi verso scelte più attente all'ambiente e al futuro è un atto di intelligenza”, osserva Realacci. “Più in generale”, prosegue il presidente della commissione Ambiente, “si registra un andamento dell'economia che lega le ragioni della competitività alla qualità dei prodotti, più che alla quantità, alla bellezza piuttosto che al prezzo, e si tratta di ragioni che incrociano fortemente i temi ambientali”.

I temi della finanza sostenibile si legano a doppio filo agli esiti della conferenza internazionale sul clima. La COP21 prevede 100 miliardi di dollari di finanziamenti minimi annui con cui i Paesi industrializzati dovranno sostenere la transizione per quelli in via di sviluppo. Una cifra che può sembrare notevole ma che, a ben guardare, ammonta a circa lo 0,25% del PIL Ue.

“Abbiamo un mondo da mettere in movimento”, e tali risorse serviranno a “fornire nella maniera migliore aiuti” ai paesi economicamente arretrati. Tema che sarà anche al centro della COP22, che si svolgerà a novembre a Marrakesh. Una location che secondo Realacci è ben scelta: “il Marocco può svolgere un ruolo importante di ponte, trattandosi di un Paese aperto, laico, che scambia con tante culture e che da tempo ha avviato una serie di programmi avanzati per l'acqua e l'energia. Può trattarsi di una buona sede per capire i criteri con cui distribuire questi fondi”.

Se la finanza sostenibile è un atto di intelligenza, un incentivo in tal senso può arrivare dalle misure intraprese dai singoli Paesi per favorire la green economy. Per l'Italia si pensi all'ecobonus, che ha già dato ottimi risultati in termini di fiscalità e di investimenti in riqualificazione energetica, e la cui stabilizzazione – annunciata la scorsa settimana dal Governo - rappresenterebbe un segnale positivo per gli investitori.

“L'anno scorso l'ecobonus ha mosso 25 miliardi di euro di investimenti, e fra diretto e indotto circa 340mila posti di lavoro in un settore, l'edilizia, fra i più colpiti dalla crisi”.

Si tratta di un caso esemplare: “non usciremo dalla crisi come siamo entrati” o per dirla in altri termini, “non vale la ricetta ha da passà 'a nuttata”.

“Usciremo dalla crisi con un'edilizia diversa: già oggi il 70% dei lavori consiste in recupero, manutenzione ordinaria e straordinaria, non nuove speculazioni e nuove costruzioni. È qui che bisogna concentrare l'attenzione e gli strumenti, e misure come l'ecobonus, che aiutano le famiglie a rimettere in ordine la propria abitazione e a risparmiare energia, andrebbero estese anche ad altri soggetti, come le imprese. Quest'anno si è fatto un primo passo verso i condomini, che va messo a regime”.

In generale, tuttavia, in Italia si registra un rallentamento: “Ad oggi mancano le misure di incentivo per gli edifici pubblici e privati che dovevano essere varate nel 2014, e abbiamo impiegato più di un anno a rivedere il conto termico”. Dunque, “non mancano gli strumenti” per favorire gli investimenti nella green economy, “ma tali strumenti sono spesso scoordinati tra di loro”.  

Per continuare a leggere gli articoli inserisci la tua...
o

Questo sito web utilizza i cookie! Acconsenti ai nostri cookie, se continui ad utilizzare questo sito web.