Coronavirus e turismo: UE divisa su regole comuni, ok ad accordi bilaterali

Turismo UE: mancano regole comuni, ok accordi bilateraliUn'Europa non unita sul tema turismo, nonostante il pesante fardello della crisi sanitaria ed economica del Covid-19. La proposta della Commissione europea di fissare delle regole comuni per consentire gli spostamenti all'interno dell'Unione si è scontrata con gli interessi di parte dei vari governi: si apre la strada agli accordi bilaterali tra singoli Paesi.

Turismo e trasporti: linee guida UE su ripresa viaggi in sicurezza

L'ecosistema turismo è stato uno dei più duramente colpiti dagli effetti della pandemia da coronavirus.

Dato il suo ruolo strategico, la Commissione europea ha pubblicato un pacchetto di linee guida per aiutare gli Stati membri a rimuovere gradualmente le restrizioni di viaggio e consentire alle imprese di riaprire, dopo mesi di lockdown, nel rispetto delle precauzioni sanitarie necessarie. 

Successivamente, la palla è passata al tavolo del Consiglio. É qui che le speranze di un coordinamento unico fra Stati membri dell'Unione auspicato da Bruxelles si è infranto, a seguito di un nulla di fatto a proposito di un'intesa da parte dei ministri UE per il turismo.

E mentre le compagnie aeree annunciano la riapertura progressiva dei voli interni all'Europa a partire dal 15 giugno, regna ancora il caos sulla stagione estiva.

Turismo: accordi bilaterali per accelerare ripresa

Come spesso accade in Europa, nonostante le criticità come l'attuale emergenza epidemiologica che dovrebbero accomunare tutti i 27 paesi, emergono priorità ed interessi di parte dei vari governi.

Nonostante le indicazioni sulla libera circolazione e sul principio di non discriminazione, la stessa Commissione UE sottolinea più volte che gli orientamenti e le raccomandazioni hanno lo scopo di coordinare e non di sostituire le misure nazionali, diverse da uno Stato membro e l'altro.

Il problema centrale è che buona parte degli Stati membri - tra cui Italia, Spagna, Francia, Grecia, Portogallo e Croazia - considerano il turismo la prima ancora di salvezza per far ripartire l'economia. D'altro canto Paesi come Germania e Austria vedono nei limiti ai viaggi turistici all'estero la possibilità di aumentare concretamente la quota di presenze interne.

Gari Capelli, il ministro del turismo croato, che ha la presidenza di turno dell'UE, ha spiegato che: "se c'è la possibilità di fare accordi bilaterali, in particolare tra Paesi in cui la situazione epidemiologica è simile o uguale, dobbiamo farli per accelerare la ripresa del settore". Se la situazione è "identica o molto simile, le cose possono essere concordate a livello bilaterale sugli attraversamenti delle frontiere via auto, mare o aerea", ha aggiunto Capelli. 

A giustificare le disparità di trattamento, il rappresentante dell’esecutivo di Zagabria ha specificato che l’unica differenza tra i Paesi sarebbe la situazione epidemiologica. Per il resto, il principio di non discriminazione rimane la bussola per gli Stati membri. Tuttavia resta ancora fumosa la modalità con la quale verrà applicato ai cittadini dei 27 Paesi UE e alle imprese del settore turistico, che rappresenta il 10% del PIL europeo. 

Coronavirus: misure UE per l'industria del turismo

Svaniscono le aspettative italiane

L’Italia ha dimostrato sin da subito la propria posizione contraria alla possibilità di 'corridoi turistici', definendoli come penalizzanti e contrari allo spirito europeo.

Il Paese ha già stabilito in via autonoma che alla mobilità regionale, a partire dal 3 giugno, farà seguito anche la riapertura dei confini. La strategia intrapresa dal governo italiano è quella di una libera circolazione a livello europeo per tutti, condividendo le regole per fare viaggiare i turisti in sicurezza. Il rischio, se ciò non dovesse accadere, sarebbe quello di minare il mercato unico.

Nonostante questa netta opposizione, nella nota diffusa al termine della riunione, il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini non ha fatto cenno alla discussione in corso a Bruxelles; sottolineato, invece, l’importanza di un ambizioso "Piano d’azione europeo a supporto del settore turistico". 

Da parte di tutti i ministri è emerso l’interesse a destinare una quota consistente del Recovery Fund, il fondo di ripresa che la Commissione europea presenterà il prossimo 27 maggio, e del Bilancio pluriennale europeo (MFF 2021-2027) a sostenere il rilancio del comparto turistico. 

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