Chi comanda nella nuova Commissione Europea

José Manuel BarrosoIl 1° dicembre 2009 verrà ricordato sui libri di storia come il giorno dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Si tratta di uno snodo cruciale per il futuro dell’Unione Europea, che per una serie di coincidenze avviene di pari passo con il rinnovamento del suo esecutivo e con il consolidamento delle sue istituzioni, a seguito di quel “terremoto” che è stato la crisi economica non ancora conclusa. Il mandato dell'attuale Commissione è scaduto lo scorso 31 ottobre. Essa rimane tuttavia in carica per il disbrigo degli affari correnti fino a quando il nuovo collegio non sarà stato approvato e assumerà le sue funzioni.

Mentre i riflettori dei media si sono finora concentrati sulle due nuove figure istituzionali introdotte dal Trattato, nessuno ha dato troppo peso ai nuovi veri poteri forti che emergono nell’alveo della Commissione Europea. Per quanto cruciale, la figura del presidente permanente ricoperta dal lussemburghese Van Rompuy resta in carica soltanto per due anni: un lasso di tempo troppo breve per lasciare il segno. La stessa Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, avrà bisogno di tempo per “rodare” le sue responsabilità.

Dalla nuova compagine esecutiva ne esce sicuramente rafforzato il leader, José Manuel Barroso, al giro di boa del secondo mandato, uomo politico dalle grandi doti diplomatiche e dalle larghe intese.

Tre gli “uomini chiave” che piloteranno la ripresa economica nel prossimo quinquennio: i primi due, fedelissimi del presidente Barroso, sono lo spagnolo Joaquín Almunia, che si aggiudica il pacchetto Concorrenza (ma anche l’incarico di vicepresidente della Commissione) e il finlandese Olli Rehn, già titolare dell’Allargamento, a cui vengono ora affidati gli Affari economici e monetari (posizione precedentemente ricoperta proprio da Almunia). Il terzo "golden boy" della Commissione è il francese Michel Barnier, in patria ministro del governo Sarkozy e ora titolare del Mercato interno, che seguirà l’iter dei delicati dossier legislativi sulla sorveglianza (micro e macro) dei mercati finanziari proposti da Bruxelles alla fine del 2008, attualmente in discussione all’Europarlamento e al Consiglio. Nel ricoprire questo incarico dovrà però fare i conti con l’opposizione della Gran Bretagna, da sempre reticente al controllo delle questioni bancarie nella City.

Ridimensionato il ruolo delle donne, non tanto per il numero degli incarichi (ben otto), quanto per l’importanza degli stessi. Nella stanza dei bottoni è confermata Neelie Kroes (in precedenza incaricata della Concorrenza, passata ora nelle mani di Almunia), che nei prossimi cinque anni si occuperà dell’Agenda digitale e sarà anche vicepresidente della Commissione. Per un pacchetto innovativo e prestigioso come quello ambientale è stata selezionata la new entry Connie Hedegaard, danese, promossa titolare della Climate Action.

Confermato Antonio Tajani, che perde il portafoglio chiave dei Trasporti e delle Infrastrutture (caratterizzzato da massicci progetti e finanziamenti), ma guadagna un ruolo di primo piano all’Industria e all’Imprenditoria, (confermando il mandato vicepresidente della Commissione, assieme ad Almunia, Ashton, Kroes e Reding).
(Alessandra Flora)

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