Politica Coesione post 2020: Ciaffi, strumenti finanziari per la crescita

 

Andrea CiaffiNel prossimo settennato gli strumenti finanziari - come InvestEU - rappresenteranno una straordinaria opportunità per utilizzare al meglio i fondi strutturali. Ne abbiamo parlato con Andrea Ciaffi, Dirigente Affari europei della Conferenza delle Regioni.

Politica Coesione post 2020 – cosa chiedono banche e imprese italiane

Quali sono le richieste delle Regioni italiane per la Politica di Coesione post 2020?

Le Regioni italiane hanno iniziato a lavorare sulla Politica di Coesione post 2020 da circa quattro anni, concentrando l’attenzione innanzitutto sul fatto che ci sia un’Europa più ambiziosa e quindi un Quadro finanziario pluriennale che sostenga effettivamente le politiche europee.

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Le politiche regionali e di coesione sono le politiche europee per definizione, sono anzi le uniche politiche veramente europee, nel senso che sono politiche multisettoriali la cui finalità è quella di creare un’Europa più unita e coesa, dove il benessere dei cittadini sia diffuso su tutto il territorio europeo.

Sul piano dell’implementazione i problemi fondamentali sono relativi ai circuiti finanziari e alle conseguenze della crisi economico-finanziaria, ben presenti in Italia. Considerando i tagli di spesa che sono stati fatti negli ultimi anni, soprattutto a carico delle Regioni, c’è effettivamente un problema di liquidità. In molte Regioni c’è quindi un problema rispetto alle anticipazioni, alla spesa dei fondi e di conseguenza al cofinanziamento che va effettuato.

Le Regioni hanno chiesto che si valuti l’idea di nettizzare dal Patto di Stabilità il cofinanziamento essendo una spesa per investimenti, richiesta che la Commissione UE non ha mai accettato ma che in qualche modo occorrerebbe forse ridiscutere.

Le Regioni hanno poi insistito sul mantenimento dell'attuale regola n+3 - che avrebbe facilitato il quadro della spesa - e sull’aumento del tasso di prefinanziamento, portandolo da un pagamento annuale proposto dello 0,5% in media ad almeno il 2%.

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Poi ci sono tutti i temi relativi alla semplificazione che in buona sostanza sono stati anche recepiti sia nella Commissione UE che nella posizione italiana. Forse la cosa più positiva di questo nuovo periodo sarà che il grosso delle regole sull’utilizzo dei fondi strutturali, a partire dalla spesa, dalla certificazione e dal controllo, sono confermate rispetto al periodo precedente e questa è sicuramente una garanzia di maggior celerità nella spesa e nell’attuazione della programmazione.

Cosa pensate della riduzione degli obiettivi della Politica di Coesione da 11 a 5?

Prima gli obiettivi erano 11 solo perché questi 5 erano declinati in maniera relativamente diversa. I 5 obiettivi rappresentano una sintesi ben riuscita poiché hanno una certa armonia, con il quinto che fa un po’ da obiettivo orizzontale. Sono però tutte finalità che effettivamente l’Europa deve porsi e che tengono conto degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, come substrato sul quale poi devono essere articolate le azioni che devono portare alla realizzazione di questi obiettivi.

Secondo me il problema principale è quello di non aspettarsi di superare l’equivalenza azione e risultati attesi, cioè di cominciare ad ampliare la gamma di azioni che possono portare agli stessi risultati e di iniziare a pensare anche ai risultati che possono non essere necessariamente identici in tutto il territorio.

Per quando riguarda le sinergie tra fondi strutturali e strumenti finanziari qual è il punto di vista delle Regioni?

Gli strumenti finanziari sono una straordinaria opportunità per utilizzare al meglio i fondi strutturali, sia nella versione classica - fondi di garanzia e prestiti - sia nelle versione un po’ più complessa di ingegneria finanziaria. E’ chiaro che diventerà fondamentale per le Regioni capire bene quali siano i fondi che poi meglio si ritagliano sulle esigenze del territorio e sul fabbisogno del tessuto industriale, perché non necessariamente gli strumenti di ingegneria finanziaria sono gli unici a generare un effetto moltiplicatore.

Anche i fondi di garanzia e i prestiti normalmente conosciuti hanno un effetto moltiplicatore, anche se ovviamente inferiore, ma il problema è sempre come vengono utilizzati e dove vengono indirizzati.

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Photocredit: 3D Animation Production Company da Pixabay

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