Mobilita’ sostenibile - al Forum PA gli esempi di Bari e Milano

 

Forum PA - Photo credit: profilo twitter PON MetroCirca 213 milioni di euro per finanziare più di 80 progetti per la mobilità sostenibile e lo sviluppo di sistemi di trasporto intelligenti. Si presenta con questi numeri, al Forum PA, il PON Città metropolitane. Numeri che si traducono in esperienze progettuali concrete, come quelle dei Comuni di Bari e Napoli.

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In Italia il sistema di mobilità presenta ancora diversi elementi critici: i sistemi innovativi di smart mobility faticano a prendere piede, se non a macchia di leopardo, il trasporto pubblico locale, soprattutto al Sud, conta su mezzi obsoleti, per non parlare della frammentazione della rete pedonale e ciclabile.

Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Città Metropolitane 2014 – 2020”, in particolare attraverso il secondo asse, vuole proprio intervenire su tali criticità.

Ad illustrare i numeri del PON Metro nel corso del Forum PA, Agata Quattrone, ex assessore alla Pianificazione dello Sviluppo Urbano Sostenibile del Comune di Reggio Calabria, ora in attività presso l'assistenza tecnica del PON Metro.

PON Metro: i progetti finanziati

La mobilità sostenibile è sostanzialmente al centro dell’Asse 2, dedicato alla Sostenibilità urbana: oltre ad azioni per il risparmio energetico negli edifici pubblici e per un’illuminazione pubblica sostenibile, infatti, l’asse prevede l’attivazione di interventi per i nodi di interscambio modale, i servizi di mobilità condivisa, l’infomobilità e i sistemi di trasporto intelligenti e la mobilità lenta.

A disposizione ci sono circa 213 milioni di euro, che hanno attivato più di 80 progetti finanziati. Nello specifico:

  • 28 progetti, per un totale di 47 milioni di euro, riguardano lo sviluppo di sistemi di trasporti intelligente (ITS);
  • 8 progetti, per 72 milioni, riguardano il rinnovamento del TPL (diverse gare sono già state aggiudicate);
  • 32 progetti, per 60 milioni di euro, pongono al centro la mobilità lenta;
  • 14 progetti, per 33 milioni, sono dedicati allo sviluppo di corsie protette per il trasporto pubblico locale.

Il ruolo decisivo dei PUMS

Al di là dei numeri, il vero quid in più del programma sta nell’aver posto come precondizione di accesso ai finanziamenti la messa a punto dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, che ha permesso alle città di lavorare con una visione integrata agli scenari futuri.

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O, per dirla con le parole di Luigi Ranieri - direttore per l'attuazione del programma e referente per la pianificazione strategica della città Metropolitana di Bari - il metodo introdotto dalla programmazione 2014-2020 “è estremamente efficace” perché per la prima volta “non dobbiamo inseguire bandi che piovono dall'alto, ma si ragiona con una strategia bottom-up”.

Vige quindi l’obbligo di programmare risorse per fornire un quadro organico di interventi per la mobilità: “non si puo accedere ai finanziamenti senza i PUMS, che hanno costretto a mettere nero su bianco le idee e la programmazione”, prosegue.

Due esperienze a confronto: la mobilità delle città di Bari e Milano

Il seminario che si è tenuto nel corso del Forum PA ha permesso a due città molto diverse, Bari e Milano, di raccontare la propria esperienza progettuale in riferimento all’Asse 2 del PON Metro, in coerenza con le azioni previste: Infomobilità e sistemi di trasporto intelligente, Rinnovamento e potenziamento tecnologico delle flotte del trasporto pubblico, Mobilità lenta, nodi di interscambio intermodale.

“La strategia del PON Metro è stata fondamentale per Bari”, afferma Ranieri illustrando il caso barese, in cui la mobilità del presente e del futuro viene descritta da due aggettivi: vivibile e tecnologica.

Vivibile, perché le città “si trasformano in relazione alle esigenze di mobilità e a come vengono soddisfatte”. E ovviamente tecnologica, perchè “ormai quando si parla di mobilità non si puo prescindere dall’innovazione”.

Quindi, Ranieri illustra un progetto attivato attraverso il PON Metro e il Collegato ambientale dedicato al Mobility Management per gestire gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro. “Stiamo chiedendo agli Enti pubblici di redigere dei piani di spostamento e mettiamo a disposizione degli incentivi sotto forma di voucher TPL, acquisto di biciclette, premi per chi punta sulla mobilità condivisa e il car pooling”.

All’avanguardia l’esperienza milanese, illustrata da Valentino Sevino, responsabile dell’area pianificazione e mobilità dell’Agenzia Mobilità Ambiente Territorio di Milano (AMAT).

Fra le prime in Italia ad aver adottato il PUMS (ancora non approvato però in via definitiva), il capoluogo lombardo deve vedersela con una serie di criticità: dall’inquinamento al tasso di motorizzazione ancora troppo alto rispetto ad altre grandi città europee, fino alla composizione modale degli spostamenti - in controtendenza rispetto al resto d’Italia, Milano vede prevalere i mezzi pubblici in città, mentre prevale il mezzo privato nello spostamento tra la città e l'area metropolitana.

Per affrontare questi problemi si è puntato molto sul car sharing, che ha iniziato a diffondersi in tempi non sospetti: “il car sharing a Milano è nato nel 2001, con un progetto pilota di Legambiente. E dal 2013 si è sviluppato un nuovo modello non più improntato sulle stazioni ma sul flusso libero e soprattutto non più improntato su società pubbliche, ma che ha aperto il mercato a soggetti privati”.

Oggi il car sharing milanese può contare su oltre 3mila veicoli, e ne usufruiscono più di 700mila utenti. “Stiamo sviluppando ulteriori progetti: come lo sharing per i servizi cargo, e un micro car sharing corporate e condominiale”.

Ma al di là dei sistemi già collaudati, Milano sta facendo un passo in avanti, lavorando su un progetto per la mobilità integrata che unisca tutti i servizi a disposizione (car sharing, bike sharing, TPL…) su un’unica piattaforma. Detto in altri termini, anziché abbonarsi ai diversi servizi di mobilità, ci si abbona a una sola piattaforma che li offre tutti.

Infine, con il supporto del PON Metro, la città sta lavorando sulle piste ciclabili e sullo sviluppo di aree della mobilità in cui potranno trovare posto solo i veicoli in sharing.

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