Idrogeno, crescono gli investimenti delle aziende ma servono regole chiare

 

Idrogeno - Foto di akitada31 da PixabayMalgrado la crisi energetica, lo scenario geopolitico incerto e il caro materiali la filiera idrogeno in Italia continua a crescere. Ma mancano figure specializzate, servono più investimenti nel settore e normative chiare. 

Innovation Fund: 3 miliardi per grandi progetti green. Focus su idrogeno, clean tech e rinnovabili

A dirlo sono i dati preliminari dell’Osservatorio sul settore idrogeno in Italia presentati a Key Energy da H2IT, l’associazione italiana idrogeno e celle a combustibile, in collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche e l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo.

L’Osservatorio sulle imprese associate ad H2IT fotografa lo stato dell’arte delle diverse imprese del settore (grandi, medie, piccole aziende e start-up) che rappresentano tutta la catena del valore dell’idrogeno dalla produzione fino agli usi finali. Dall’inchiesta condotta nel mese di ottobre emerge la fotografia di un settore in crescita ma ancora poco sviluppato: l’incidenza dell’idrogeno sul fatturato totale, infatti, è stata pari in media al 6% nel 2021. 

Si tratta di un settore unico nel panorama manifatturiero nazionale per la forte presenza di alleanze di tipo industriale: per oltre il 70% delle aziende del campione, infatti, l’innovazione in ambito idrogeno nasce dalla collaborazione con altre aziende, fattore che lo rende quindi terreno fertile per l’open innovation.

Dall’indagine svolta emerge chiaramente il ruolo centrale degli investimenti per le imprese della filiera dell’idrogeno, che si trovano ad affrontare le importanti sfide, tecnologiche e non, poste dalla transizione energetica. In generale, più del 70% delle imprese ha al suo interno un’area R&D dedicata esclusivamente all’idrogeno ed il 7% ha comunque intenzione di strutturarsi in tal senso. Guardando le aspettative per fine anno, più della metà degli intervistati (67%) chiuderà il 2022 con un aumento degli investimenti rispetto al 2021. 

L’innovazione tecnologica dell’idrogeno avviene ancora in modo prevalente con mezzi propri: in media il 67% del totale finanziato. È ancora marginale, invece, il peso dei fondi pubblici, sia europei (13%) che nazionali e regionali (10%), utilizzati maggiormente dalle aziende più piccole che hanno un minore accesso al capitale privato. Ciononostante, la partecipazione a bandi pubblici è elevata, sia nel caso di bandi europei (60% delle imprese) sia nel caso di bandi nazionali (72%). In termini di fatturato, il 62% delle aziende si aspetta una crescita a fine 2022 rispetto al 2021.

Che impatto ha la crisi energetica sul settore idrogeno? 

Nonostante le difficoltà macroeconomiche del momento, lo sviluppo del comparto non si è arrestato e per la metà del campione il coinvolgimento nel mercato dell’idrogeno non è pregiudicato dal contesto attuale. 

Per alcune imprese ci sono addirittura dei risvolti positivi: il 38% scorge infatti in questa situazione nuove opportunità di business e sta quindi accelerando gli investimenti. L’accelerazione che l’attuale contesto economico e geopolitico sta dando alla transizione energetica può quindi rappresentare un’opportunità di crescita per il settore.

Quanti posti di lavoro crea l’idrogeno?

Nel suo studio “Pianeta Idrogeno” del 2021, l’ENEA afferma che il mercato dell’idrogeno solo per l’Italia potrebbe generare da 300 a 500mila posti di lavoro in più entro il 2050. Un’ottima notizia, che però si scontra con la realtà attuale. Secondo le imprese intervistate dall’Osservatorio H2IT, il settore dell’idrogeno incontra difficoltà nel trovare figure specializzate sia a livello tecnico operativo che progettuale: il 66% dei profili ricercati sarebbe di difficile reperimento, con punte del 77% per i tecnici specializzati. Le imprese hanno, inoltre, una significativa esigenza di inserire project manager, a testimonianza dell’importanza che le attività progettuali e prototipali hanno in questa fase iniziale di sviluppo industriale del settore.

Serve un quadro normativo chiaro

Malgrado la crescita del settore, una delle difficoltà maggiori indicate dalle aziende intervistate sta nella mancanza di un quadro normativo chiaro (79%). Pesa inoltre l’incertezza di una domanda di mercato non ancora definita (69%).

Circa la metà delle aziende intervistate, inoltre, teme che la generazione da rinnovabili sarà insufficiente per la produzione dell’idrogeno verde, ed è ancora elevata la quota di aziende (50%) che ritiene troppo elevati i costi delle tecnologie. 

A questo si aggiunge REpowerEU, il piano europeo varato a maggio per uscire dalla dipendenza dal gas russo che fissa a livello europeo un target di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde nel 2030. Secondo l’83% delle aziende intervistate i target di REPowerEU sarebbero raggiungibili solo con forti interventi di policy.

Non sorprende, quindi, che le misure indicate dalle aziende come prioritarie per lo sviluppo del settore siano tutte riferite all’intervento pubblico: come, ad esempio, la definizione di normative e regolamenti a livello nazionale, seguita da maggiori investimenti per la creazione della domanda e dalla definizione di piani strategici a livello nazionale.

“La sensibilità dei legislatori europei ed italiani e dell’opinione pubblica nei confronti dell’idrogeno non è mai stata così alta”, ha dichiarato Alberto Dossi, Presidente di H2IT. “La crisi energetica sta spingendo i Paesi del Vecchio Continente, Italia compresa, a cercare alternative all’approvvigionamento classico, e si iniziano a vedere i primi risultati. La filiera, costituita sia da realtà affermate che giovani, è molto consapevole: nel nostro mercato si creano sempre nuove collaborazioni e alleanze finalizzate alla creazione di tecnologia e innovazione”. 

“Se sostenuto nella maniera adeguata - prosegue Dossi - da qui al 2030 l’idrogeno darà un contributo fondamentale per decarbonizzare molti settori, come i trasporti e quelli hard-to-abate, sui quali si è concentrata la maggior parte dei fondi per l’idrogeno del PNRR. Per realizzare il sogno di un’Italia e un’Europa a emissioni zero, serve puntare anche su un vettore unico come l’idrogeno, specialmente su quello verde, prodotto da energie rinnovabili e sicuro protagonista del mix energetico del futuro. Dalla sua nascita, H2IT cerca di stimolare la collaborazione e dare una voce unica alla filiera anche in sede politica, per questo chiediamo alle istituzioni un ulteriore sforzo su strumenti incentivanti e interventi legislativi semplificativi, specialmente a fronte degli investimenti privati degli ultimi anni”. 

“In uno scenario altamente complesso e incerto, soprattutto sul versante energetico, è necessario accelerare sul piano della transizione energetica”, hanno dichiarato Letizia Borgomeo e Anna Maria Moressa, economiste della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che hanno curato l’analisi. “L’idrogeno avrà un ruolo importante in questo senso, e non a caso, quasi il 40% delle imprese intervistate segnala come nell’attuale contesto si stiano creando nuove opportunità di business, ampliando i propri investimenti. La presenza in Italia di una filiera completa e competitiva come quella che emerge da questa prima analisi è un punto di partenza importante: sarà cruciale nei prossimi anni affiancare gli investimenti delle imprese con adeguati interventi normativi e di policy che rendano più chiare le strategie nazionali di sviluppo del settore e, soprattutto, formino quelle figure professionali che le imprese stentano a trovare: oltre due terzi delle imprese dichiara di faticare a trovare tecnici specializzati. L’idrogeno, insieme a tutte le altre tecnologie necessarie alla decarbonizzazione e alla transizione energetica, può offrire significative opportunità di crescita al tessuto manifatturiero italiano; è importante esserne consapevoli ed agire di conseguenza come sistema paese per evitare di sprecare questa occasione”.

IPCEI idrogeno: tutto quel che c'è da sapere

Per continuare a leggere gli articoli inserisci la tua...
o

Questo sito web utilizza i cookie! Acconsenti ai nostri cookie, se continui ad utilizzare questo sito web.